"I Senza-Tempo": recensione di Nicola Parisi

Recensione di Nicola Parisi dal blog Nocturnia :

Difficile credere che il romanzo I SENZA TEMPO sia lungo nemmeno cento pagine, certo possiamo aggiungere un altra cinquantina contenenti alcuni racconti di appendice, però il romanzo in sé stesso è minuscolo. E qui arriva la prima sorpresa. Una sorpresa positiva, che smentisce in pieno tutti le teorie sul fatto che un libro oggi per comunicare qualcosa debba per forza assumere le dimensioni di un piccolo Mammuth;  ne I SENZA TEMPO non solo c'è una trama appassionante e leggibile ma anche un potente  sotto-testo e un ancor più fondamentale  meta-testo.

I SENZA TEMPO con la scusa di offrirci un romanzo  posto a metà tra l' Horror e la Fantascienza ci presenta una crudele metafora della situazione italiana; tutto comincia ai giorni nostri con il risveglio di una misteriosa creatura: Monostatos. Monostatos  ci viene descritto come un minaccioso vecchio, un eterno negromante che tra le altre cose ha anche il potere di portare  sopra le cose una, nemmeno troppo, sottile patina di passato. Ma l'essere è anche un cannibale, che per potersi mantenere nel suo stato d'immortale è costretto a mangiare carne di bambino. In più sembra che la cosa gli piaccia.

Ed è a questo punto che comincia tutta la sarabanda. perché il negromante si risveglia proprio all'interno di una scuola e gli eventi che ne seguiranno influenzeranno le vite di un pugno di persone.
C'è il bidello Stefano, c'è una ragazzina di Nausicaa, che da quel giorno sceglierà di farsi chiamare Nauzika, c'è il piccolo nerd Daniele, c'è la  reporter  di primo pelo Clara, che quel giorno vedrà segnata indelebilmente la sua carriera...e poi c'è il "biondo" o se preferite Rommel, l'ucraino un piccolo disadattato, quasi alle soglie dell'autismo. Teniamoli presenti tutti quanti, un piccolo gruppo di figure borderline, teniamoli da conto, dal momento che l'autore Alessandro Forlani si rivela un maestro nel tratteggiare queste figure di disadattati; in particolare quelle femminili.
Le donne di Forlani sono spesso figure a tutto tondo, capaci di grandi gesti di coraggio o di umanità ma anche di  infiniti abissi di abiezione, però ricordiamoci anche di questo elemento: nell'universo Forlaniano è la donna che porta su di sé i destini del mondo. Più defilati, meno completi, meno risolutivi i personaggi maschili: tutti meno uno, quello all'apparenza più folle di tutti, in grado di opporsi al potere del male proprio grazie alla sua natura di "diverso".

Superata la fase iniziale, Forlani segue i destini delle sue creature nel futuro: prima nel 2024 e poi verso l'epilogo della vicenda nel 2036 in un Italia sempre più povera, sempre più istupidita e dove la tecnologia funziona sempre meno. Un mondo in cui Monostatos non è certo il solo "Senza Tempo", dove annidati nelle posizioni che contano, tra le pieghe del potere ci sono altri come lui. Molti altri.
Difficile non scorgere una satira, una critica al sistema di potere a stampo gerontocratico della società italiana, difficile non cogliere i riferimenti alla cronaca di tutti i giorni. Ancora più difficile non scorgere la metafora che I SENZA TEMPO fa della difficile situazione  giovanile alle prese con un paese svuotato di tutte le ricchezze e di ogni promessa di futuro dalla rapacità delle oligarchie di potere. Forse sono io che sbaglio, probabilmente questa è solo una mia chiave di lettura, ma è comunque la lettura che ne do io.

Vorrei porre l'accento anche sul linguaggio utilizzato da Forlani nel suo romanzo: un linguaggio forbito, forse demodé ma in questo caso stilisticamente adatto sia nella sintassi che nel lessico. Ne I SENZA TEMPO ho visto usare espressioni  ad esempio come "cachinni" che era dai tempi di Lovecraft o di Clark Ashton Smith che non vedevo più usare.o stesso termine "negromanzia" è da parecchio che è poco utilizzitato. E questa è la seconda sorpresa positiva: un inversione di tendenza contro l'imbarbarimento e la semplificazione della lingua italiana, un esplorazione delle sue ricchezze espressive.

C'è un particolare che ha un poco sminuito il mio entusiasmo, però è cioè il vedere alcuni personaggi introdotti e poi non sviluppati fino alla fine anzi lasciati un po a sè stanti, penso ad esempio agli amici di Rommel messi quasi su un binario morto della narrazione. Questo però rappresenta l'unica pecca del romanzo breve. Per il resto gli appassionati di manga, anime, film o fumetti di genere troveranno infiniti riferimenti, infinite citazioni che daranno ulteriore gusto alla lettura, chi bazzica la rete troverà un inside joke proprio nel racconto finale tra quelli scritti da Forlani a compendio del suo romanzo. Il racconto si chiama ALL'INFERNO, SAVOIA e ci sono personaggi chiamati casualmente: Mana; Siena; Greco; Gianola; Benuzzi;Santini e Girola.

Alessandro Forlani

sedicente scrittore, è nato negli anni '70 del XVII secolo, si è reincarnato nel XIX, nel XX e millenni a venire. Nerd, negromante, roleplayer e autore "difficile" di racconti fantastici. Di giorno si impaluda da docente universitario e ciacola di sceneggiatura, cinema e scrittura; di notte, che dovrebbe far l’artista, piuttosto guarda film, legge fumetti, ascolta musica barocca, gioca a soldatini e poi va a dormire. Perché crede che sia più sano scrivere in questo modo.

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