"I Senza-Tempo": recensione di Domenico Attianese

Entusiasta recensione di Domenico Attianese dal blog Helldoom's Reign. E' inteso che pubblicherò, come sa che ho sempre fatto chi mi segue, anche stroncature e pareri negativi!


Dopo giorni a setacciare le edicole come un segugio, sono finalmente riuscito ad accaparrarmi il premio Urania del 2011, che ho divorato in due giorni, solo perchè interrotto dall'università, altrimenti una mezza giornata me lo avrebbe fatto divorare.


Ora, presupposto che la scrittura di Alessandro mi è sempre piaciuta dalla prima volta che l'ho letto, per vari motivi (quel "non so che", che ti fa attaccare alla pagina fino a che non hai finito; l'enorme varietà di vocaboli, che dona allo scritto una più ampia varietà di far cogliere al lettore piccoli dettagli senza inutili giri di parole; lo stile cinematografico, il cui più fulgido esempio è l'uso dell'imperfetto come mezzo per mostrare un'azione in movimento), la storia è magnifica, uno dei più bei romanzi che abbia letto negli ultimi anni. Di sicuro il migliore, che io abbia letto, pubblicato da un italiano.

Il romanzo, spezzato in tre grandi filoni temporali (2012-2024-2036) narra la rinascita e la caduta del Senza-Tempo Monostatos e, in contemporanea, le misere vite delle persone da lui corrotte durante la sua rinascita.
Dei tre bambini che sopravvissero al suo banchetto di risveglio, del bidello che osservò il tutto (anche se, quest'ultimo, prende poche scene) e della reporter che riuscì a fotografare il tutto diventando famosa. Cinque misere vite, quattro escludendo il bidello, che alla fine, nel 2036 torneranno a combattere il loro incubo peggiore, non per loro stessi, ma per il mondo intero. 

Apro il libro, e leggo il primo paragrafo. 
Ragazzini che si scambiano le cartedi yu gi oh in un bagno di scuola, e io che getto l'occhio verso la mia collezione: già questo mi ha subito catturato, ma è un'inezia, il meglio viene dopo: Senza-Tempo, cannibali che esulano dalle normali leggi spaziotemporali che sopravvivono erodendo lo spazio-tempo, Archiburoboti, Carrion, Gigadaver. Sono questi gli esseri contro cui dovranno vedersela i nostri protagonisti: una cosplayer spogliarellista, un autistico fanatico del nazismo, una fotoreporter delle "disgrazie" e un nerd che.. .ma non spoileriamo.

La scrittura del Forlani è come la ricordavo. Elegante, ricca di termini, scorrevole, cinematografica. E la storia, come ho già detto, è magnifica e scritta benissimo. Inoltre crea un'inquietante Italia Futura, inquietate anche perché non tanto assurda rispetto all'oggi, e  possiede la capacità di saper descrivere l'orrore e lo schifo dei personaggi in un modo tale da fartelo quasi sentire sulla propria pelle. E, in barba a chiunque si lamenti che "non è fantascienza", io rispondo: Mai visto il Doctor Who?

Esiste la "commistione di generi", l'Arte Nera è spiegata con basi più o meno scientifiche (i Senza-Tempo erodono lo spazio-tempo con principi quantistici, c'è l'accenno a un "fisico ebraico"..) e, alla fine, è una bellissima storia, che è l'unica cosa importante.

L'unica pecca è la brevità del romanzo: mi è dispiaciuto un sacco fosse già finito quando l'ho letto. Se avesse avuto duecento pagine in più, sarebbe stato godibile lo stesso, ma, forse, non sarebbe stato questo, chissà. Certo è che è il tipo di romanzo da cui all'estero verrebbe tratta una saga che farebbe molto successo o che farebbe nascere molti racconti paralleli.

Lovecraft? Michael Scott? Sì, proprio come loro.

Alessandro Forlani

sedicente scrittore, è nato negli anni '70 del XVII secolo, si è reincarnato nel XIX, nel XX e millenni a venire. Nerd, negromante, roleplayer e autore "difficile" di racconti fantastici. Di giorno si impaluda da docente universitario e ciacola di sceneggiatura, cinema e scrittura; di notte, che dovrebbe far l’artista, piuttosto guarda film, legge fumetti, ascolta musica barocca, gioca a soldatini e poi va a dormire. Perché crede che sia più sano scrivere in questo modo.

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