Tutti, in questi giorni, sono tornati da Lucca Comics & Games (o almeno, tutti quelli che passano da queste parti): Zenoraptor in particolare, però, non so perché, quest'anno mi ha messo nostalgia dell'ultima volta che visitai la grande fiera, già allora consumato da una dolce madeleine. Riporto questa pagina di diario - vecchia di quattro anni! - con la cronaca emotiva e sincera di quel giorno.
Ci sono luoghi geografico-affettivi - nella
vita del nerd quale sono, per la mia generazione - che furono e resteranno un
nido ed una Mecca. Per esempio la Bologna dei primi soldatini, la Forlì del
“negozietto” di wargame e la Rimini dei “più strani” fra i compagni
di roleplay.
Per esempio Lucca Comics & Games.
Tale è l’entusiasmo di recarcisi per la
prima volta, di tornare ritualmente ogni anno, di tornarci come me dopo ben tredici
anni, che già alla piattaforma di partenza mi illudo fiabescamente, e
ammettiamolo un po’ ci credo, che tutti siano lì ad attendere per Lucca; che
quel giorno tutti i treni convergano su Lucca; che il mondo sia sospeso,
carnevaleggi a Lucca. E a bordo non scorgo che compagni di giochi: perfino la
divisa del controllore Trenitalia non è oggi di quel verde-funzionario ma
assomiglia piuttosto a un’uniforme Imperiale.
L’idea di tornarci per presentare Tristano mi colma stamane di una
frizzante felicità.
Il treno fischia di quel fischio
pirandelliano attraverso paesaggi immersi nella nebbia: non è il solito viaggio per Bologna (dove occorre cambiare), ma trascorro tre buffi quarti d’ora a chiacchierare di religione con un'hippy di cinquant’anni: che mi spiega con agghiaccianti, inoppugnabili “teorie
migratorie” perché e per-come, senz’ombra di dubbio, la fine dell’Occidente ci
attende fra trent’anni.
“Buon viaggio Emanuela”; “Buon viaggio
Alessandro”.
Scendo. La stazione di Prato in
un giorno feriale, affollata di ragazzi
travestiti da elfi, vampiri, personaggi di manga; oppure in look
diversamente dark o metal, carichi di zaini, di spade allo stesso modo,
katane, bordoni, fucili laser di cartone e di lattice, è uno
spettacolo di tale gioco e gaiezza per cui varrà la pena di avere vissuto da nerd. Didietro la facciata da
espresso per Hogwarts, ovvio, Trenitalia torna ad essere Trenitalia: ed eccomi a
Lucca con mezz’ora di ritardo. Faccio a piedi il tragitto dalla stazione ché tanto la città è tappezzata di indicazioni:
impossibile perdersi; e raggiungo
a un ristorante la scrittrice e giornalista E.T. che sarà la curatrice dell’incontro.
Scheda: E.T. è
un elegante omosessuale toscana, viareggina, trentasei anni e giocatrice
di ruolo. Anzi Master. Di quel giocare di ruolo, indovino però dai suoi
racconti, che troppo è tornato alle origini terapeutiche: ed eccola sciorinare per
noiosi minuti altrettanto noiosi aneddoti sui suoi giocatori: un amico che coi dadi
a venti facce interpreta da checca un’archeologa Britney Spears; un amico
guardia forestale “ma per campare, in verità non ci crede” che impersona guardacaso
un rambo-ranger spaccatutto… eccetera. E le scava le
fossette, sulle guance supponenti, certa spocchia da verità nella bisaccia; da
saccenza mai scornata, da aristomartire di questa volgare quotidianità ostile
nei confronti di “quelle come me” (cit): e che lei è una di quelle-come-lei lo mette
in tavola s’intende fin da subito; mentre - da parte mia, chi mi conosce lo sa - ciò non mi crea nessun problema se non il disappunto dell’ostentazione del
personale & privato.
Dal pranzo allo stand dove è previsto l'incontro è una splendida, luminosa passeggiata fra innumerevoli e inelencabili cosplay: incrocio truppe d’assalto dell'Impero di Star Wars, serial killer di Venerdì 13 tutta-la-serie, astropiloti da Battlestar Galactica, licantropi da Werewolf, combattenti da Dragonball
e Naruto, ninfette da Lamu, troll da World of Warcraft; colgo frammenti di dialoghi concitati sulla
possibilità di “pompare il Paladino che con i bonus arriva a 80 di strenght”. Due studentesse dell’Accademia di Macerata (mapporc,
anche qui?!) mi beccano tutto esaltato a posare per una foto accanto ad un
ufficiale della Death Star Imperiale:
“Professoreee?!”
Il fu-serio Professor
Forlani.
Il tutto immerso in un sole quasi
estivo, si sta bene in t-shirt: ed io mi sento tanto Doroty sul Sentiero di
Mattoni Gialli. Che nostalgia di non-so-che-cosa e di tutto! L’ultima volta che
fui qui, anch’io travestito da Nosferatu, avevo ventiquattr’anni e mi angosciavo
per la tesi! E baciavo una ragazza coi capelli ritti e blu. Mi sento ad ogni passo più
leggero e più sciocco: tanto che apostrofo Madame T.-De Stael con l’ovvietà di un
paradosso nerd-barthesiano: lei in occhialetti e british-cardigan, ed io in giacca
nera e grigiore, non siamo i peggiori cosplay dello scrittore fantasy a
Lucca Comics & Games? Potremmo provocare e presentarci in quella veste, consum-costumistiche parodie di noi stessi… Eh?! Ah ah ah!
L’avessi mai detto: mi vibra
un’occhiataccia bipenne che, poiché siamo sempre in un roleplay, mi
infligge immagino 2d10 danni.
Ma eccoci alla
reception, la madeleine più intensa: perché qui lavora ogni anno il fu-grande amore e forse l'unico della mia vita,
Elena di Milano, ex compagna di università; che non incontro fisicamente da undici anni ma con
la quale non ho mai smesso un’affettuosa corrispondenza.
Già.
Ma è tutt’altro ritrovare quel viso vero, riascoltare quella voce vera anche se trema a pronunciare
solo “ciao”. E in quell’istante in cui l’uragano ci fa sfiorare le dita, senza
perché, lei ai callcenter ed io nella calca, la Lucca affollata all’improvviso è sospesa, in silenzio. Poi ci rivestiamo dei panni della vita
che è andata com’è andata ed abbiamo vissuta. Vocio, vocio, confusione e vocio: senza accorgersene a trentasette anni si è diventati finalmente saggi. Ne ho
avuta una prova. O no?
Ma va là.
Tristano - Romanzo di Alessandro
Forlani - Incontro con l’Autore” è incastrato alle 15.45 fra un workshop sul
gioco come recupero sociale e niente-po-pò-di-meno-che l’esordio di una collana
fantasy della titanica Mondadori.
Ora: sarà il cipiglio da organizzatore
di eventi, ma lamento una sala con acustica da schifo, nessun separatore
fra il frastuono delle folle, fuori, e le voci dei relatori; una scaletta che impone il quarto d’ora accademico ma che non lascia nessun margine di recupero. E.T., ciliegina sull’antipatica torta, trasforma
l’incontro in uno spot a sé stessa: è qui perché Tristano le è piaciuto, è piaciuto a lei, ed entra dunque in un percorso di sue letture; ha apprezzato Agnes per le sue inclinazioni e
cede ahimé alla vanità intellettuale di domande su "maschere" e "svelamento". Sdrammatizzo come posso nel poco tempo che mi concede, ma insomma mi pare un
flop.
Controllo l’orologio, mi accorgo che è già tardi. Giusto
il tempo di riabbracciare Elena stretta stretta, accarezzarle i capelli - ché
forse la rivedrò fra ancora dieci anni (ora lei vive in Australia: e
torna in Italia solo per Lucca Comics & Games che resta il simbolo di qualcosa che non
vuol perdere) - e via di buon passo alla stazione ferroviaria.
Il viaggio di ritorno è un infernuccio italiano di quelli che sai se percorri i binari: il primo treno è in ritardo di diciannove minuti; quanto basta a farmi perdere tutte le coincidenze a Prato e a Bologna. Ed ecco dunque un notturno arrembaggio ad ogni treno disponibile e utile,
rubando chilometri di Eurostar ed Intercity con un economico biglietto Regionale. Ma insomma a tarda ora sono a Pesaro: che stasera, con occhi a pastello, vedo più del solito umida e cinerea.
La saluto con un gemito che racchiudo in
un baloon.
Ricordi venati d'amarezza!
RispondiEliminaPer le note "antropologiche" non mi è ancora capitato l'hippie in treno, sebbene abbia constatato in treno i flussi migratori ( ma non la fine dell'occidente, in compenso :D)
...ma non sono ancora trascorsi 30 anni...
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