Seconda
citazione: «Hanno il potere di farci credere ciò che vogliono, ci
sprofondano nel passato, ci derubano del presente, ci hanno tolto il
futuro».
Terza
e ultima citazione: «Ieri Depressione e New Deal, inflazione, boom,
consumismo sfrenato; oggi crisi new economy, finanza creativa:
sant’Iddio, bisogna essere maghi! Il bisnonno studiò, non era che un
bottegaio. Si immagina cos’è l’economia? La negromanzia non gli apparve
più assurda e complicata. Tant’è che funzionò».
Quel
«tant’è che funzionò» (con il conforto del calendario: oggi è martedì,
dunque in codesto blog si parla di fantascienza e dintorni) vi svela che
siamo dentro «I senza-tempo»
di Alessandro Forlani, l’ultimo Urania – 4,90 euri per 216 pagine –
trovabile in edicola per tutto novembre. O meglio lo troverete con
qualche ricerca perché mi pare che la nuova serie di Urania sia
distribuita peggio della vecchia.
E’ il romanzo che ha vinto il «premio Urania 2011».
Le
citazioni in apertura fanno capire che intorno alla trama si intessono
molti rimandi all’oggi (e al futuro ravvicinato) come alla natura del
potere: è, secondo me, la parte più interessante de «I senza-tempo».
Meno appassionanti per i miei gusti le tante battaglie, il
cannibalismo, il sadismo (siamo infatti dalle parti di horror e
splatter, sia pure in modo originale e con buona scrittura).
Sulla
trama, come d’abitudine, non dirò molto. Dovrei consigliarlo in modo
particolare ai fans di Rommel (pochi ritengo… da queste parti) e di lady
Oscar (un po’ di più: in particolare fra le persone giovani?). Niente
male l’idea di chiamare «Aria» – cioè Assegno di Ricerca e Integrazione
Accademica – un «risarcimento statale per l’inutile impegno profuso
negli studi» (e se lo dice Forlani che è un intellettuale sempre in
lotta con il precariato….).
Il
finale non mi convince appieno e la lunga appendice mi è sembrata
superflua; devo però confessare che non essendo il mio “genere” ero poco
disposto a dar corda al libro, comunque un prodotto accettabile.
Nelle ultime pagine due buoni racconti: di Marco Migliori (premio Stella Doppia e già apprezzato sull’ultimo «Robot»)
e di Dario Tonani. La rubrica «La gaia scienza» oltre a un ritratto di
Forlani offre un approfondimento sulla «Necrostoria d’Italia» e visto
che lì si cita «La modesta proposta»
di Jonathan Swift vi aggiorno che la riscrittura recentemente proposta
da Ascanio Celestini (rieccolo) è agghiacciante quanto adatta ai nostri
tempi cannibali. A concludere il numero un ricordo di Giorgio Monicelli
che fu, in qualche modo, il papà di Urania e dei suoi successori (non
condivido l’apologia di Fruttero e Lucentini).
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per il futuro prossimissimo: a dicembre l’Urania “normale” sarà un Paul
Di Filippo mentre la Collezione propone per novembre «I figli dell’invasione» (ne ho tessuto l’elogio lo scorso martedì) e per dicembre «Universo senza luce» di Daniel Galouye che ricordo eccellente… ma lo rileggerò per verificare.
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