"I Senza-Tempo": recensione di Davide Mana

Recensione di Davide Mana dal blog Strategie Evolutive :

Ieri sera, complici una trasferta a Torino e le sempre piĆ¹ imprevedibili tabelle di marcia delle ferrovie nazionali, sono riuscito non solo a procurarmi, ma a leggere, lā€™Urania numero 1588, I Senza-Tempo, di Alessandro Forlani, vincitore tanto del Premio Urania quanto del Premio Kipple. Ed un romanzo piuttosto chiacchierato, in rete.

Ma le chiacchiere della rete non mi interessano, come non mi interessano granchĆ© i premi. Mi interessa invece parlare di questa storia, senza avere la pretesa di possedere la veritĆ , ma cercando di spiegare prima di tutto a me stesso ciĆ² che questa lettura porta con sĆ©.


Non scenderĆ² nei dettagli della trama.
Io credo che il punto nodale della storia sia facilmente individuabile in una singola frase, a pagina 61:


hai mai lā€™impressione che il marcio, il male per cui la vita non ĆØ granchĆ© e blabla, che la societĆ  fa schifo, non cā€™ĆØ speranza e blabla, che insomma non stia nei grandi eventi nazionali, che di quelli se sei sincero non tā€™importa granchĆ©, ma nel sordido, orrendo e grottesco sotto casa?
Perfetto.
Ora, secondo i dettami dello zen*, la perfezione ĆØ sterile ā€“ sono le imperfezioni e gli errori che conferiscono individualitĆ  e anima ad un artefatto. E quando un artefatto possiede unā€™anima ed una individualitĆ  attraverso errori ed imperfezioni consapevolmente inclusi nella sua creazione, allora ĆØ chiaro che non si tratta piĆ¹ di errori e imperfezioni, ma di scelte autorali. Di arte, se volete.

Nello scrivere I Senza-Tempo, Alessandro Forlani ha fondato la sua opera su una serie di ā€œerorriā€ che palesemente errori non sono, e che le conferiscono unā€™anima ed una individualitĆ . Vediamoā€¦


Il primo errore che non ĆØ un errore ĆØ il linguaggio di Forlani, che ĆØ preciso, costellato di termini desueti, che tuttavia, oltre ad essere funzionali a certi personaggi, agiscono da punto nodale del testo, attirando lā€™attenzione del lettore sui passaggi essenziali, sottolineando il ritmo. Non solo la sintassi come stile, quindi, ma anche il lessico, come stile.


La seconda imperfezione che non ĆØ una imperfezione risiede nei personaggi, tutti danneggiati e fragili, imperfetti, spesso odiosi o semplicemente antipatici, ma che per questo assumono una dimensione ulteriore nel momento in cui le vicende li obbligano a specifiche scelte, a specifiche prese di posizione.


Il terzo gravissimo errore che errore non ĆØ consiste nella metafora a grana grossa, facilmente decifrabile e che rende il romanzo grottesco, ferocemente satirico; il rischio di usare una mano troppo pesante, di fare una satira troppo facile, viene disinnescato proprio dai due ā€œerroriā€ precedenti e il romanzo avanza crudele senza stridere sulla nostra incredulitĆ  anche quando ci offre il massimo dellā€™implausibilitĆ  e dello sberleffo feroce.

Insomma, ci sono un sacco di motivi per cui questo romanzo non dovrebbe piacermi, e inveceā€¦ No, dire ā€œmi piaceā€ sarebbe inesatto. I Senza-Tempo non deve piacere. Deve casomai fare infuriare, andando a toccare con un bisturi arroventato dei nervi scoperti da due decenni almeno. Ed in questo senso, funziona perfettamente.


Ed ha perfettamente senso che abbia vinto i due premi che ha vinto, essendo fantascienza ed essendo italiano. Fantascienza non nel senso di astronavi e alieni invasori, ma di estensione e approfondimento di problemi reali, proiettandoli nel futuro attraverso la lente deformante del grottesco e dellā€™immaginario. E italiano non nel senso di pizza, mandolino e forza azzurri, core de mamma e nostalgie diverse, ma nel senso che solo qui, solo ora, sarebbe stato possibile scrivere questa storia. E Alessandro Forlani lā€™ha fatto benissimo.


I Senza-Tempo ĆØ un romanzo crudelmente divertente, intelligentemente politico e scritto benissimo. Come sempre in questo caso, ne vogliamo di piĆ¹, ne vogliamo ancora.


ā€”ā€”ā€”ā€”ā€”ā€”ā€”ā€”ā€”ā€”ā€”ā€”ā€”ā€”ā€”ā€”ā€”ā€”ā€”ā€”ā€”ā€”ā€”ā€”ā€”ā€”ā€”ā€”ā€”ā€”ā€“
* no, no, fidatevi, ha sensoā€¦

Alessandro Forlani

sedicente scrittore, ĆØ nato negli anni '70 del XVII secolo, si ĆØ reincarnato nel XIX, nel XX e millenni a venire. Nerd, negromante, roleplayer e autore "difficile" di racconti fantastici. Di giorno si impaluda da docente universitario e ciacola di sceneggiatura, cinema e scrittura; di notte, che dovrebbe far lā€™artista, piuttosto guarda film, legge fumetti, ascolta musica barocca, gioca a soldatini e poi va a dormire. PerchĆ© crede che sia piĆ¹ sano scrivere in questo modo.

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