Il Risveglio della Forza e gli autori italiani di fantascienza: il mio contributo



Le impressioni degli autori italiani di fantascienza su "Star Wars - Il Risveglio della Forza": un articolo di Marco Passarello per il webmagazine "L'Indro". Un estratto del mio pensiero che qui sotto riporto per intero:

Ove anche vi fosse ancora qualcuno che crede all'imprevedibilità delle trame e lo sviluppo dei personaggi, altrimenti e in parole semplici "spoiler", tacerò a proposito del plot e, soprattutto, i prevedibili destini dei protagonisti. Per chi pratica strutture narrative quali il Viaggio dell'Eroe o l'Arco di Trasformazione del Personaggio, non c'è nulla di nuovo sotto... la Death Star. 
Ma insomma: temevo una cocente delusione, e invece torno a casa spettacolarmente soddisfatto. Molto più che da Episodio I e II, per fare il paragone.
Didascalico (anche dal punto di vista della scrittura registica) quanto ormai si pensa occorra al pubblico contemporaneo; autocitazionista come a dire alle nuove generazioni "ecco, figliolo, cosa furono gli episodi IV-VI"; iconograficamente molto marcato, immagini cui è lasciata ampia facoltà di parola e significativa ribalta della figura femminile (d'ambo i Lati della Forza: notare gli ufficiali donne in sala controllo della nuova Death Star, nonché la comandante Phasma).
Impero che mi è sembrato militarmente "più imperiale", appunto, che in alcuni precedenti Episodi...
Da scrittore mi han colpito alcuni aspetti del rapporto fra personaggi che mi auguro siano stati consapevolmente sviluppati, e non riusciti "per caso", da parte di J.J. Abrams. Esempio: siamo in un'epoca in cui Jedi e Sith, sono solo un ricordo; mi è piaciuto il modo in cui quindi, ormai, anche gli alti ufficiali imperiali si rivolgono/rispondono per le rime a Kylo Ren: non c'è, da parte dei militari del regime, quel timore/reverenza mistica dell'età di Darth Vader.
Inoltre: mentre l'Impero è quasi ridotto a una multinazionale/loggia massonica armata ("Primo Ordine", guardacaso... l'Imperatore sostituito da un "Leader"... moderno travestimento di una dittatura che in sé sarebbe forse "fuori dalla storia", diremmo oggi in termini politici...), la Ribellione appare quasi una comunità di pervicaci sessantottini che non ammettono di essere, anch'essi, malinconicamente "datati" (notate il look e il modo di fare di Maz Kanata, per esempio). C'è un dialogo in cui Carrie Fisher e Harrison Ford confessano, in fondo, di continuare a battersi e ribellarsi perché incapaci di fare altro... Ed è un dialogo che NON suona eroico, ma senile.
C'è l'idea di "Star Wars" quale saga generazionale metaforicamente espressa - nella trama - come intreccio, innanzi tutto, di vicende e di conflitti fra genitori e figli. Non mi sentirei di banalizzare questo concetto nella lamentela che la saga è stata ridotta a una Dinasty. In questa "nuova" galassia un po' alla deriva, "rottamata" come il pianeta d'origine di Rey, si insiste in una guerra di/fra vecchi (logiche, ideologie, persone ecc.) per molti aspetti svuotata di significato, in cui Figli che hanno rinnegato o non conoscono più i Padri (la maiuscola sta a indicare un principio, non la situazione dei singoli personaggi) vengono tirati in mezzo quasi solo per caso. Credo sia la sensazione esistenziale dei molti spettatori di questo Episodio VII; soprattutto - anagraficamente parlando - dei figli di coloro che assistettero alla prima di Episodio IV...
Ci si è lamentati dello scarso spessore come Sith di Kylo: credo invece - con i suoi reiterati scatti d'ira, così distanti dall'aplomb di un Vader o un Doku - sia la perfetta metafora dell'adolescente (e dal punto di vista Sith in effetti lo è), destinato dai fallimenti, le cause perse dei Padri, a un ruolo di cui è solo in parte consapevole.
Il megacannone solare del Primo Ordine distrugge con una salva 4-5 mondi? Embeh? si ha quasi l'impressione di assistere a un incidente di Bophal o Fukushima; un "incidente di percorso" in un dibattito stanco e incapace di impressionare/interessare più nessuno fra lobby e no-global, invece che a una Shoah come quelle che in episodio IV vagheggiava la Morte Nera.
Sono sfumature da "Star Wars del Disagio Post-Contemporaneo", direi, che ho apprezzato; hanno dignitosamente e contenutisticamente colmato gli intervalli fra una battaglia fra X-Wing e TIE e un duello alla spada laser. 
Ripeto: NON so se tutto questo sia VOLUTO da parte degli sceneggiatori o sono SOLO mie personalissime impressioni, ma poiché credo che in una produzione come questa non si lasci NULLA al caso... ci voglio sperare.



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Alessandro Forlani

sedicente scrittore, è nato negli anni '70 del XVII secolo, si è reincarnato nel XIX, nel XX e millenni a venire. Nerd, negromante, roleplayer e autore "difficile" di racconti fantastici. Di giorno si impaluda da docente universitario e ciacola di sceneggiatura, cinema e scrittura; di notte, che dovrebbe far l’artista, piuttosto guarda film, legge fumetti, ascolta musica barocca, gioca a soldatini e poi va a dormire. Perché crede che sia più sano scrivere in questo modo.

2 commenti:

  1. Una recensione di spessore, la tua, che ho letto con immenso piacere. Complimenti!
    Ciao
    Gianmarco

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