(…) Quasi egli fosse l'epitome
della vita.
Che cosa ci fece sognare che egli
avrebbe potuto
pettinarsi capelli grigi?
W. B. Yeats
Ogni
volta che ripropongo a lezione L'Orlando Furioso di Ronconi e
Sanguineti, pietra miliare della storia del teatro (1969, Festival di Spoleto) e
in seguito della RAI (1975), e lo trovo irripetibile e
emozionante, mi convinco, da vecchio & malmostoso, che è inutile
e un po' ipocrita raccontarci stupidaggini: la cultura non si è
"trasformata",
non è diventata "più
dinamica", "pop",
"più moderna";
"easy",
"tascabile",
"pret-a-porter"
o aggettivatela come diavolo credete; la cultura (quella vera: che
forma l'individuo; che fa crescere e nutre le persone)
forse non c'è più. Non siamo più in grado di o non vogliamo più
produrne.
La cultura non è un cucchiaino di zucchero.
Intendiamoci: non si tratta di atteggiamenti da intellettuale (sono autore steampunk!); non cerco la polemica a tutti i costi. Però mi guardo anche dal "che ce frega" che approva ed incoraggia la viziosa leggerezza, la pernacchia contro chiunque/qualunque cosa pretenda impegno; quella fatica per essere letto, ascoltato, guardato e compreso propria dei testi, delle esperienze, dei confronti e degli incontri che segnano e maturano; definiscono un carattere e strutturano un pensiero.
Intendiamoci: non si tratta di atteggiamenti da intellettuale (sono autore steampunk!); non cerco la polemica a tutti i costi. Però mi guardo anche dal "che ce frega" che approva ed incoraggia la viziosa leggerezza, la pernacchia contro chiunque/qualunque cosa pretenda impegno; quella fatica per essere letto, ascoltato, guardato e compreso propria dei testi, delle esperienze, dei confronti e degli incontri che segnano e maturano; definiscono un carattere e strutturano un pensiero.
Non
è un'insinuazione da complottista, se scrivo "pensiero
critico"...
Il
trash, l'a-me-mi-piace-e-va-bene-così, non può essere sempre
lecito; non può essere sempre pari-a e accontentarci lo spirito o
diremmo la coscienza. Ammetto volentieri che per esempio un Vieni
via con me, rispetto al ciarpame Mediaset delle D'Urso o le De
Filippi, fu un'ottima tv; com'è ottimo, al confronto, un Benigni che legge Dante.
Ma guardatevi tutto intero quell'Orlando; o
ancora Carmelo Bene che
muore in versi, o le
Interviste Impossibili, e capirete che quei vertici non
si sono più raggiunti: e che, consapevoli, ne accettiamo i placebo.
O altrimenti, spiace dirlo, stucchevoli ruffianate.
Qualche
esempio di cui spesso si parla in rete: non lesino un "geniale"
al lavoro di Zerocalcare, e anzi lo seguo volentierissimo; ma, quando
ancora nel recente '89 e 2000 si conveniva sul fatto che Spiegelman
andasse senz'altro
letto, idem il Persepolis di Marjane Satrapi, idem
Città di Vetro di Paul Auster disegnato da Mazzucchelli...
beh, c'è poco da cincischiare: furono tutt'altro rispetto a Michele
Rech; è lui stesso che ammette, in più di un'intervista, di essere
una meteora nel cielo del va-di-moda, e gli rende molto onore che
insista su questo punto.
Con
tutta la sconfinata ammirazione che nutro per Alessandro Barbero, lo
storico e scrittore, lo trovo su RaiStoria a introdurre docu-fiction che riescono ridicole a confronto delle puntate - soppresse benché
furono di successo - di Passepartout di Philippe Daverio.
Mentre scrivo va in onda un Luigi XIV che implora pietà e perdono al
docu-film di Rossellini...
Non
mi vergogno ad ammettere, nell'era dello streaming e di Netflix, di
acquistare i dvd originali di Robocop; Doctor Who e Pacific
Rim; dell'un-po'-imbarazzante Lo Hobbit e di tutti i
quattro film di Pirati dei Caraibi; sono il primo in fila al
cinema con gli occhialini per il 3d, ma...
Il
buonsenso, il criterio, in quelle circostanze li lascio in tasca come
il telefono cellulare: spenti. Ne sono consapevole.
Ho
letto blogger ritenuti guru di analisi & critica cinematografica
affermare, senza alcuna ironia, che un blockbuster qual è Mad Max
Fury Road sarebbe "il film del secolo" (cit.); che una
cosetta quale I Guardiani della Galassia è "il nuovo Star
Wars" (cit.). Mi
chiedo: ma certa gente non ha mai visto per esempio Barry Lyndon;
Fanny e Alexander; Il Buono il Brutto e il Cattivo; Il falò delle
vanità o anche solo Pulp
Fiction che non distingue il dozzinale dal Cinema (con la
maiuscola) e non trasecola di certe affermazioni? Trangugiare
pellicolacce da mane a sera, pessimi romanzi, comic industriali; leggere, guardare, consumare 200 titoli nell'intervallo di riflessione utile per
20, non ti rende uno studioso, un critico più acuto: ti rende un
bulimico. Critica, recensione e opinione non sono la stessa cosa: e
non abbiamo neppure più la cultura per comprendere qual è la
differenza; neppure per domandarcelo - questo è il fatto grave.
Riguardo
l'editoria, non voglio dilungarmi: ricordo solo che nel 1999 anche il
lettore cosiddetto-medio si entusiasmava per l'Underworld di
Don De Lillo; e nel 1991 e nel 1994 in top ten c'erano Pereira
e il Requiem di Tabucchi. Un Bianca come il latte, rossa
come il sangue a malapena avrebbe trovato spazio sugli scaffali di
Harmony; le 50 Sfumature in edicola con "Le
Ore". A chi lo diamo
a intendere, il "fenomeno di
costume"?
A
teatro, da adolescente, vedevo Alberto Orsini; vedevo Vittorio
Gassman e l'Iliade del Teatro del Carretto... ascoltavo Mischa
Maiski che eseguiva le suite di Bach; ridevo intelligentemente con
l'ensemble-clown Les Violons. Oggi in città ho un cartellone di
prosa che rassomiglia alla settimana del "Corriere
TV": lo spettacolo
con Zingaretti, lo show con la Gerini, il musical con la Ferilli e il
one-man show con Claudio Bisio... Per non parlare di repertori
musicali quasi solo resi celebri dagli spot pubblicitari, i concerti
di capodanno o le sigle di Champions League... eseguiti da orchestre
con locandine alla Moira Orfei e nomi un po' improbabili da squadre
di Super Bowl.
Ma
guardateli, gli abbonati, quando escono dalle sale, appagati e un po'
spocchiosi di essere stati "a teatro"...
Ho
provato a proporre a queste stesse persone - che mi accusano di
ignavia e pigrizia culturale perché diserto una Lella Costa; o
l'ennesimo Carl Orff del coro di provincia... - testi, visioni e
musiche di autentica cultura; la cultura che ha costruito e
dato luce o incendiato il mondo. Ebbene: la loro reazione, la quasi
totalità delle volte, è stato il disinteresse e lo sbadiglio a
priori.
Tuttavia, io credo, se più persone avessero fatto o facessero lo
sforzo di leggere La Società dello Spettacolo di Debord; Homo
Ludens di Huizinga, gli Scritti Teatrali di Brecht, forse
un No Logo di Naomi Klein non avrebbe mai avuto bisogno di
arrivare in cima alle classifiche.
E
non è così vero che un ventenne, oggi, non ha avuto l'opportunità
di vedere/leggere certi film e certi libri, di ascoltare certi brani,
o canzoni, e che certe culturali fortune, o miracoli, toccarono solo
a noi che oggi le rimpiangiamo. All'epoca di quell'Orlando avevo
appena tre anni: la mia sarebbe dunque un'impossibile nostalgia. Se
si ha voglia, o per caso, per l'attenzione di un insegnante; il
riproporre di un repertorio su un canale della tv digitale, per non
parlare del web, certe cose ritornano; in certe cose si inciampa.
Basta solo la buona lena di non voltarsi dall'altra parte, alla
performance di un quarto d'ora di warholiano spessore.
Forse,
semplicemente, è una domanda di Saruman: "l'erbapipa
dei mezzuomini ti ha rallentato il cervello?".
L'amarezza
è nell'accorgersi che mezzi-uomini siamo noi.
Mi pareva misero e un po' lezioso commentare solo con un "grazie" quindi l'ho incorniciato e ci metto tanto di coccarda(<-- eccola), ché ormai siamo sotto natale.
RispondiEliminaGrazie a te. Ogni incorniciato e infiocchettato barocchismo da queste parti è ben gradito, lo sai. Anzi: grazie a Voi, lo sapete! :-)
EliminaBell'articolo, lucido e pieno di verità. Complimenti.
RispondiEliminaGrazie Oreste.
EliminaSono perfettamente d'accordo! Sentirmi dire che quella espressa oggi è "cultura" (con i debiti distinguo), ogni volta mi fa venire l'orticaria. Da ora in poi argomenterò con le parole del tuo post.
RispondiEliminaDevo acquisire ancora molti meriti prima di essere citato da qualcuno... suvvia, non esagerare! :-D
Elimina