Ho l'onore, davvero l'onore, di pubblicare in anteprima l'introduzione di Davide Mana alla mia antologia di imminente uscita in e.book "Di santi, poeti e negromanti"
Alessandro Forlani, La Sintassi come Stile
Alla fine ritorniamo sempre a Lucca. La città in cui gli UFO non possono atterrare. È come se fossimo tutti prigionieri da decenni, di questa Lucca dell'immaginazione creata da Fruttero & Lucentini, tanti anni or sono.
Ma cos'è, poi, che dovrebbe tenere lontani i dischi volanti da Lucca? Certo non è l'interesse dei lettori, visto che da sempre l'Italia è un paese che consuma volentieri fantascienza. Né una questione meramente linguistica. Se è vero che la compattezza della lingua inglese ha favorito lo sviluppo del genere e di taluni sottogeneri, molti autori hanno dimostrato che i tempi e le strutture dell'italiano possono adattarsi, e contribuire a qualcosa di originale. Di nostro. E non è certo una questione di capacità, perché l'elenco di autori nazionali è più lungo di quanto si potrebbe pensare, ed ha prodotto lavori ben più che buoni.
Il lavoro di Alessandro Forlani, del quale questo volume è un valido campione, è la dimostrazione che non solo gli UFO possono atterrare a Lucca, ma che lo fanno da un po', e passando per casa sua.
Forlani scrive bene. È un dato innegabile ed evidente fin dalle prime righe delle sue storie. Meno evidente, ma centrale, è il lavoro autorale sulle frasi, sui singoli termini, sulle parole. C'è un grande impegno, un gran lavoro di scrittura. Eppure il lettore non ne è gravato, ed è facile restare coinvolti dalla narrazione, che è di grande naturalezza.
Forlani scrive bene delle buone storie. Le trame sono soddisfacenti, equilibrate, scorrevoli nella loro complessità, i personaggi interessanti e vivi, che si rivelano tridimensionali senza aggredirci, senza cercare di sopraffarci.
Forlani scrive bene delle buone storie basate su idee valide. Non si tratta di improvvisazione, di imitazione di modelli anglosassoni "perché quello è l'unico riferimento". La cultura dell'autore - che è evidente, e ricchissima - informa la narrativa, e non è mai vuoto sfoggio, è sempre strumentale alla scrittura. Questa non è "fantascienza italiana" (o "spaghetti fantasy" come il genere è amabilmente noto oltr'Alpe). Per tutto il suo sapore continentale, non è neanche "narrativa fantastica europea". È narrativa d'immaginazione e basta, ed è universale.
In altre parole, ciò che abbiamo fra le mani è un autore colto, raffinato, letterario senza trombonismi, divertente senza cadute di stile. Un italiano di classe internazionale. E stile è certamente la parola chiave.
Forlani ha una voce unica e riconoscibile. È chiaramente un autore che non teme confronti con i suoi contemporanei anglosassoni, o francesi; ed è proprio coi francesi che mi pare di cogliere le affinità maggiori: c'è una punta di Gaborit, in Forlani, una vaga reminiscenza di Werber, che mi porta a domandarmi se si tratti di evoluzione convergente, o di frequentazione reale.
I sette racconti di questa raccolta ne dimostrano la versatilità, l'ironia, ne rivelano le passioni, la storia sopra tutto, col ritornare di un passato rivisitato e riscritto con evidente divertimento. E i libri - ci sono così tanti scritti, libri, lettere, biblioteche intere, in queste pagine. Ma non vi è nulla di autoreferenziale. La narrativa di Forlani, altamente letteraria, rimane un gran divertimento.
Ma ora basta chiacchiere. La raccolta che avete fra le mani è la dimostrazione che Lucca è fermamente, definitivamente, sulle mappe dei nostri visitatori dall'altrove. Non da ieri. Ma finalmente.
Buona lettura.
Davide Mana (Asti, Marzo 2012)
Da incorniciare. Alla faccia di Lucca, delle buonanime di Fruttero&Lucentini e di chi pensa che la narrativa fantastica non abbia diritto di cittadinanza in Italia.
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