Recensione di Andrea Viscusi:
I senza-tempo di Alessandro Forlani è il primo Premio Urania che compro da diversi anni a questa parte. La vittoria del premio di questo autore e di questa storia mi aveva rincuorato, e così, anche incoraggiato dalle numerose recensioni che sono sbocciate per la blogsfera, mi sono deciso anch'io a leggerlo. Allora, c'è prima di tutto un punto importante da chiarire: I senza-tempo, in effetti, non è fantascienza. Non che io abbia un pregiudizio particolare contro ciò che non è sf (ho invece un pregiudizio a favore di ciò che lo è), ma è importante sottolinearlo se si considera che ha vinto un premio dedicato a opere di fantascienza in una collana che pubblica da sessant'anni fantascienza. Questo (breve) romanzo è piuttosto un horror, con qualche elemento gore, e anche se ci sono elementi che si rifanno alla "tradizione" sf, come il disgregamento temporale e la citazione di fenomeni quantistici (che vabbè, è un po' il jolly per dire "qualunque cosa non sia altrimenti spiegabile"), è chiaro che i temi sono ben diversi fin da quando il villain si proclama come negromante e ragione di sortilegi e pozioni. Tuttavia, problemi di definizione a parte, I senza-tempo è certamente una lettura valida. La storia si svolge in una cittadina di provincia italiana, in tre capitoli distanziati tra loro di vent'anni, e vede le storie di alcune "persone comuni" (fino a un certo punto) confrontarsi con il risvegliarsi di un negromante intenzionato a sopprimere l'epoca moderna e far tornare i suoi bei tempi andati (nutrendosi di viscere dei bambini nel frattempo). Si scopre poi che quella dei "senza-tempo" è una casta molto più numerosa e ben radicata nel territorio, che manovra praticamente ogni centro di potere per mantenere la sua posizione privilegiata. La metafora per la gerontocrazia è fin troppo facile, ma l'autore non indugia sulla satira, e pensa piuttosto a portare avanti la sua storia di cruda azione, forse anche troppo frettolosamente, visto che in novanta pagine scarse il tutto si conclude. Seguono alcuni racconti, indipendenti ma collegati per la presenza di questi personaggi abietti dediti alle arti oscure, già in epoche passate della storia italiana. A completare il volume ci sono un racconto di Marco Migliori e uno di Dario Tonani, entrambi di buon livello anche se non impressionanti. Nel complesso quindi un buon libro, anche se qualcuno potrebbe digerire male (anzi, lo ha già fatto) proprio la questione che non sia classificabile come sf. Voto: 7.5/10
Nessun commento:
Posta un commento