Preceduta da questo simpatico articolo, il Garage di Demetrio mi dedica un'intervista che riporto qui di seguito:
Come
ampiamente sbandierato a destra e a manca, ecco la sorpresa riguardante
Alessandro Forlani: un' "intervista possibile" come quelle che hanno infestato il mio
blog lo scorso anno, coinvolgendo una ventina di malcapitati amici (non so
quanti siano rimasti tali dopo la pubblicazione della stessa!) blogger. Ed ora
tocca a lui, che è diventato da poco un altro dei miei riferimenti di lettura. Come
sempre le domande mirano a conoscere l’uomo più che il personaggio, perché
penso che sia importante sbirciare al di là di quello che si vede normalmente. E
poiché anche dietro Alessandro Forlani vincitore del Premio Urania 2012, c’è un
uomo, scopriamolo insieme. Magari capiremo che oltre ad essere bravo ci è
anche simpatico. Cominciamo con qualche notizia
anagrafica.
Sono nato a Pesaro (PU), dove vivo, il 25 maggio 1972. 163cm di bassezza (anche morale); occhi castani, una decina di chili di troppo e pochi & non-morti capelli. Segno zodiacale Gemelli, ascendente Bilancia. Professione: Prof (quello di Mignolo e la Conquista del Mondo). Stato civile: stilita.
Mmmh, mi sembra che, a parte il tuo
definirti stilita, sei umano come uno
qualsiasi di noi. Quindi anche tu hai avuto una normale infanzia, con i
consueti cambi di pannolini, orecchioni e varicella compresi. Se è così, e parlando
di letteratura, cine-tv, musica, con cosa sei cresciuto? C’era lo zampino della
tua famiglia nelle tue scelte?
Quand’ero piccolo mia madre mi addormentava leggendo favole: Il vestito nuovo dell’Imperatore è ancora oggi la mia preferita. Mio padre e mio nonno mi portavano al cinema: ho visto i classici Disney ma anche cose che voi bambini non potete (soprattutto non dovreste) neppure immaginare: per esempio Saturn 3 di Stanley Donen. Assistere a sei anni a Star Wars: Episode IV sul grande schermo ti cambia la vita; idem leggere a quattordici La Storia Infinita di Michael Ende. Oppure, anziché obbligarmi a nanna, i miei genitori mi permettevano di assistere con loro ad orrori in prima serata quali L’abominevole Dottor Phibes o L’invasione degli Ultracorpi: ne seguivano notti d’incubi, ma valeva la pena. Sono stato adolescente con gli episodi di Indiana Jones, i film migliori di Tim Burton, il “Dungeon & Dragons” delle scatole rossa/blu/verde e una passione per l’occultismo come alternativa a quella dei Paninari per i capi Best Company. Per il resto, sarò onesto benché snob, “sono cresciuto” con Dante Alighieri letto come si leggerebbe Lovecraft e viceversa; ho pogato con J.S. Bach e Claudio Monteverdi ma non so il titolo di neppure una canzone dei Ramones o dei Nirvana; ho trascorso l’infanzia davanti alla tv con Spazio 1999 e i robottoni giapponesi, poi mi son stancato di guardarla. Quanto al cinema, lasciamo perdere: alle volte ho l’impressione di avere più ricordi cinematografici che di vita reale!
Se ti può essere di conforto, anche il
mio orecchio non è mai stato sbatacchiato da Ramones e Nirvana (sarà un bene?),
ma possiedo ancora oggi l’opera (quasi) omnia di Bach e Monteverdi, oltre che
di qualche altra decina di autori classici. E ora, i tuoi gusti, come sono
cambiati, se lo sono?
A quest’elenco si sono aggiunte (e si aggiungono) voci nuove via via che ne scopro. I testi/film/brani che mi piacevano allora mi piacciono ancor oggi; anche se di alcuni riconosco l’ingenuità, o l’essere datati.
Ho letto che vivi in un pezzo d’Italia
che conosco personalmente poco (ho fatto qualche puntata ad Assisi, Camerino,
mi sembra Fano); ma ho anche sentito che sono posti dove si vive anche bene. A te
piace il posto dove sei cresciuto e/o dove vivi oggi? e come ti ha influenzato anche
nella scrittura?
Pesaro è una piacevole cittadina di mare, incastonata fra due colli e una necropoli italica: da ragazzino ti garantisce avventure marinaresche e spaventi cimiteriali e silvani; da adulto apprezzi il clima, l’urbanistica, i tramonti, le passeggiate sui lungoviali. Ammetto che c’è dell’Innsmouth negli scorci del porto, e che nei vicoli del Ghetto, in centro storico, si aggirano golem. Io sono cresciuto a pochi passi da entrambi. Riguardo ai pesaresi, ahinoi, ci farebbe gran bene smettere i modi e la spocchia da cittadini del mondo e riconoscere con umiltà di essere provincialotti.
Golem nel centro storico? Quelli che poi
hai fatto apparire a Venezia? Deve essere stata un’esperienza non molto
piacevole trovarseli davanti in carne ed ossa… anche se carne ed ossa per un
golem forse non è proprio la definizione giusta. Comunque, tornando all’oggi, la
tua famiglia si interessa a quello che fai in qualità di blogger, scribacchino,
artista…
Blogger, no: i miei genitori (sono loro la mia famiglia: sono single e figlio unico) non s’interessano granché di web; sono contenti dei risultati da scribacchino benché il mio lavoro non sia per nulla del loro “genere”, non mi leggono volentieri. Artista?!
Come intervistatore devo pure
solleticare la vanità insita nell’artista che è in te! Vorresti dirmi che sotto
sotto non ti fa piacere? E i tuoi amici forse non ti considerano un artista,
anche forse per sentirsi gli amici di
uno che ha vinto un premio importante? Ecco, gli amici: come li scegli? e loro,
i colleghi di lavoro, condividono i tuoi stessi interessi?
Come loro scelgono me non lo so, e quasi quasi mi spaventa rifletterci. Dato il lavoro che faccio (docente universitario a contratto e insegnante presso scuole private, tutte fuori sede) non ho veri e propri “colleghi” con cui approfondire il rapporto. Le mie poche amicizie sono maturate nell’ambito di passioni comuni, specie il gioco di ruolo e wargame, e si nutrono del condividere le medesime. Poi ci sono le “affinità elettive”, le persone che nella vita hai avuto sempre vicine: io le conto sulle dita di una mano.
Sei credente? in un dio o in qualcosa
che sta al di fuori di te?
No.
Netto e conciso! Ok, capisco che da
quell’orecchio preferisci non sentire. Cambiamo allora argomento: da dove
vengono fuori i tuoi personaggi e le tue storie? qual è un tuo personaggio, o
lavoro, a cui sei particolarmente affezionato?
Circa i personaggi: preferisco le protagoniste femminili; mi accorgo di riuscire a dar loro uno spessore, e una statura eroica, che non ottengo coi personaggi maschili, che anzi il più delle volte mi riescono caricaturali. Forse è perché nel corso della vita ho visto più uomini che donne comportarsi in modo ridicolo, e in modo direttamente proporzionale al divenire ci-si-aspetta vecchi & saggi. Uso personaggi funzionali alle storie che voglio scrivere, ai temi che mi interessa discutere: i personaggi non sono mai al centro dei miei racconti, lo sono piuttosto gli argomenti, le idee; che siano le invenzioni spettacolari o riflessioni sulla nostra società. Dal punto di vista descrittivo mi limito, perciò, ai pochi tratti essenziali. Le storie sono sviluppi fantastici e fantascientifici di pensieri e osservazioni sul mondo che mi circonda, sulla vita che osservo, negli aspetti e implicazioni che più mi arrovellano. E che, ovviamente, non mi illudo di risolvere né di spiegare con un racconto. Dico sempre che il mio lavoro migliore è il prossimo, ovvero quello che devo ancora scrivere.
Teoria interessante: l’importante è la
storia e i personaggi sono funzionali alla narrazione. Io ho sempre pensato
partendo dal contrario: c’è qualcuno che fa qualcosa e da questo nasce la
storia. Ma c’è un personaggio o un fatto (storico, politico, religioso,
sociale) a cui ti senti particolarmente legato e che ha influito e influisce
sulle tue scelte?
Direi il XVII secolo in generale.
Leggendo i tuoi racconti e i tuoi
romanzi si spiega tutto, ed anche in modo perfetto e piacevole. Facciamo allora
un salto nella camera del tempo e veniamo ad oggi: ti piace l’Italia contemporanea?
quali sono i suoi pregi, i difetti, le potenzialità?
La nazione fa schifo. Non mi sento di aggiungere altro.
Anche qui sei come il taglio di un
rasoio perfettamente affilato! Non insisto. Affrontiamo la prossima domanda: cosa
pensi dei flussi migratori che negli ultimi venti anni stanno cambiando gli
equilibri culturali, sociali e politici d’Italia e d’Europa?
Ben vengano: la Storia è melting-pot. Sono convinto però che non si possano tollerare, da parte delle Istituzioni, fenomeni di ghettizzazione, chiusura ed estremismo delle varie comunità, culture e professioni rispetto alla Costituzione e le Leggi della Repubblica. Con ciò intendo per esempio il degrado dei campi Rom; oppure, nelle nostre aule scolastiche e d’ospedale, il divieto di indossare il burqa ma anche, finalmente!, togliere dalle pareti quei c…o di crocefissi.
Ho sentito, in proposito, qualche giorno
fa una giusta osservazione da parte di un islamico che vive e lavora da anni
nel nostro paese: se i mussulmani vivono qui, pagano le tasse come tutti gli
altri (anzi, assistendo alle ultime vicende politiche, forse più degli altri) è giusto che lo
Stato provveda ai loro bisogni anche di culto, con la costruzione di moschee
dove c’è richiesta, così come si danno fondi per la costruzione di chiese
cattoliche. Questo per dire come siamo ancora uno Stato profondamente non
laico. E anche il discorso dell’esenzione dall’IMU per i luoghi cosiddetti di
culto, con la coda del pronunciamento di ieri del Consiglio di Stato,
confermano questa realtà: la breccia di Porta Pia resta lontana nel tempo e
nella coscienza degli italiani! Per concludere questa chiacchierata, dimmi una
cosa, una qualunque, che vorresti restasse di te.
La nostalgia di avermi letto.
Bella considerazione, degna di uno
scrittore di rango! (sono troppo servile?) Prima di salutarti, penso di poterti
ringraziare anche a nome dei miei 3 lettori. Ti abbiamo conosciuto anche sotto
altri aspetti che non quelli meramente letterari; e d’altra parte queste
informazioni ci aiutano a capire meglio i tuoi lavori.
Grazie per la citazione!
RispondiEliminaTi rispondo anche qui: certo che l'invito a "Il Futuro e' Tornato" (e anche per le "Interviste Notturne" del mio blog )è ancora valido, l'onore sarebbe il nostro.;)
RispondiEliminaAnzi, ne approfitto per mandarti un certo link:
http://wwwwelcometonocturnia.blogspot.it/2012/08/segnali-uranicisegnali-pandemici.html