C'è
una mortifera tendenza, da parte dei critici letterari e non, di
de-valorizzare la letteratura fantastica, soprattutto se nata in
terra ausonica. Probabilmente siamo ancora impegnati a dibattere su
Tolkien: letteratura di evasione! Escapismo anti-sociale! La
realtà è ben diversa. Perché è vero, noi italiani ci
accorgiamo sempre tardi dello “stato delle cose”. La grande
editoria del resto non ci aiuta, portando sugli scaffali i grandi
nomi anglosassoni, propinando ai lettori le saghe infinite di autori
bestseller; condannando all'oblio l'autore italico. Non che sia un
difetto, il capitalismo librario è sempre esistito; la cultura deve
produrre denaro (?). La piccola editoria, invece, si sta impegnando con zelo ammirevole a
proporre nuovi nomi del panorama fantastico e opere inedite. A volte,
lo scrittore, sente il bisogno di svincolarsi da certe realtà , e
affidarsi a piattaforme di self publishing. È
il caso di Alessandro Forlani, autore pesarese vincitore del Premio
Urania nel 2011 e del premio Kipple nel 2012; recentemente si è
qualificato come finalista al Premio Italia 2018 con il suo romanzo
fantasy Arabrab di
Anubi. Insomma, un
novellino.
T è un romanzo pericoloso,
da impugnare con cautela come una spada maledetta. Non è il libro
per rilassarsi e per sognare, non c'è uno stantio onanismo
intellettuale. No qui si parla di stupri psichici, cruda violenza
delle sinapsi e profanazione della calotta cranica; il cervello è
fottuto. Molti lettori potrebbero sentirsi violati nel profondo, o
abbandonare il libro, perché la narrazione è atipica e irruente.
Quasi sfacciata. La penna di Forlani è energica e sospinta da una
furia berseker, colma
di rabbia visionaria e lucidità critica. Come il poema ellenistico
di Licofrone, Alessandra,
noi lettori (come i
protagonisti) siamo intrappolati in un Great
Game di divinitÃ
viscide e pericolosamente umane; si rischia la sanità mentale in
Thanatolia.
Ammetto di aver sbagliato, di
essermi avventurato in queste pagine “maldoriane” senza
equipaggiamento, perché non ho letto l'antologia Thanatolia
edita dalla Watson
Edizioni. Da uno scrittore che ha pubblicato per la Delos Digital il
vandemecum nerd Il
Manuale del Manuale del Dungeon Master,
mi aspetto di essere punito per la mia impreparazione.
Fai
un tiro su costituzione!
Ho
fatto 3...
Bene
il ghoul che ti aveva morso ti ha infettato, rimarrai in Thanatolia
per sempre.
Il
libro del collettivo Crypt Marauders Chronicles è l'approccio,
credo, migliore per scoprire il necrocontinente Thanatolia. Senza
questa lettura, ammetto,di essermi sentito letteralmente spaesato
nella lettura di T. Questo non è un problema, perché perso
nei meandri del romanzo ho vissuto da protagonista l'intero epos
surreale di Forlani.
Siamo in un futuro prossimo, nel
2025, il Pointless Act è un istituto (meglio dire tempio maledetto)
statale dove vengono condannati... degli innocenti. Il crimine del
“non fare niente” è il peggiore fra tutti, universitari
disillusi, intellettuali disoccupati, bei culetti di ragazze
nullafacenti sono le cavie preferite di questo carcere dell'Oblio.
L'Italia è un coacervo di tensioni sociali e negromantiche, Casa
Povnd vs anarchici sinistroidi, proteste studentesche, botte da
orbi, magheggi sottobanco e favoreggiamenti estorti. Distopia e
storia di un futuro imminente. La narrazione segue un ritmo
cinematografico con sequenze narrative simili ai frame-rate di una
pellicola. Un episodio Netflix sparato nell'endovena cerebrale.
Dilungarsi troppo sulla trama
potrebbe essere controproducente. L'ambientazione invece è caotica,
un labirinto ipnotico di tasselli simbolici e sepolcreti italici. Il
necrocontinente è un miasma letale nato sui resti dei defunti e
sulle lacrime dei morti viventi, forgiato da tanfo nauseabondo di
carogne in decomposizione. Orrori lovecraftiani e grimori di mostri
fantastici popolano le lande cimiteriali di Thanatolia. Thomas Gray
con la sua poesia sepolcrale sarebbe impallidito vedendo le lapide
spezzate da defunti maledetti, lordi del loro vomito mentre
rimpiangono una vita mai vissuta. L'autore ci catapulta anche
nell'Italia dei pad.phone, degli account facebook usati come carte di
identità , l'Italia del precariato, della Ricerca sopraffatta, delle
materie umanistiche uccise con colpi di manganello e favoreggiamenti.
Chissà quale Italia stiamo leggendo. T è una “storia vera”.
Forlani segue la falsariga tracciata da Luciano di Samosata nel II°
secolo d.C. Nella premessa al suo romanzo, il sofista siriano
dichiara espressamente di narrare una storia ridicola, falsa,
inverosimile e fantastica. Storia
vera viene spesso
riconosciuta come romanzo fantastico/fantascientifico (Cfr. Davide
Ghezzo, Dei padri
fondatori, la fantascienza dalle origini al 1926).
Le avventure mirabolanti del protagonista L(uciano) e dei suoi
compari potrebbero far impallidire le più strampalate idee di Jules
Verne, ma la vera forza dell'autore di Samosata è di descrivere la
realtà usando l'immaginazione. Il sofista rende palese la
permeabilità tra i due mondi apparentemente distanti: il Reale e
l'Altrove. Si può, di malavoglia, stigmatizzare la faccenda
appellandosi al “realismo magico”, ovvero includere nella realtÃ
elementi meravigliosi e soprannaturali. Ma risulta limitante. Molto
più accurata è la disquisizione neo-simbolica di Alessandro Voglino
(Cfr. "Dimensione Cosmica", vol2.). Voglino sintetizza che anche il
realismo ha una veste immaginifica, perché racconta una veritÃ
“irreale” ma dettata dalla mente dell'autore. La veritÃ
soggettiva non coincide con la verità assoluta, non esisterà mai
una letteratura del Vero. Invece l'interpretazione
neo-simbolica-mitica di Voglino getta una luce interessante, il mondo
fantastico intessuto da elementi archetipici ha la capacità “su un
piano sottile” di “diventare più reale del nostro stesso mondo
concreto”. Forlani è il martello ridicolizzante della societÃ
come Luciano di Samosata, ma T è l'incudine iperrealistica
del fantastico. In mezzo, inesorabile, c'è la critica e la parodia
della nostra umana essenza. Troppo sbagliato definire la letteratura
di genere come un supporto alle tematiche attuali. La letteratura
fantastica è una tematica contemporanea, è una riflessione
ultra-veritiera del nostro mondo; non possiamo leggere T come
un'avventura sword and sorcery o pulp.
Le etichette non reggono, le definizioni sono scomode come soltanto
la satira può esserlo.
Un romanzo erudito e allo stesso
tempo maneggevole, impreziosito dal trash
contemporaneo e dall'immenso bagaglio citazionistico di film, televisione, libri, fumetti
e avventure RPG. T è un lancio dei dadi sulla plancia da
gioco, un tiro sempre negativo e sfortunato. La tempra viene piegata,
l'intelligenza plagiata, la forza sconfitta, la costituzione resa
inutile. A volte c'è una
skill che affiora nel
racconto, una tenue speranza. Ma l'autore la sopprime, i protagonisti
sono morti ancora prima di iniziare a vivere.
In
Thanatolia rivive The
Waste Land di Thomas
Eliot con il suo arido lirismo poetico, c'è spazio per i cicli
carolingi e i romanzi arturiani; ma i paladini sono “disillusi” e
combattono contro l'inerzia della (non) vita. Reminiscenze horror
estrapolate da deliri gotici prendono vita con più facilità nel
mondo “reale”; potremmo parlare di weirdgram (weird+instagram) o
account negromantici! La nostra esistenza è tenuta in vita da un
agglomerato di foto e vacui post, siamo crocifissi da una miriade di tweet e
infilzati da un Longino intento a guardare l'ennesima puntata di X
Rap-Factor. Traditi da
un Giuda impegnato a farsi l'ultima velina di un programma senza
senso.
Nel
romanzo di Forlani è nel mondo “reale” che si vivono gli orrori
più angoscianti, possiamo tranquillamente ribaltare la tesi di
Todorov “il fantastico è trasgressione, varcare una sogna.
Nell'incredulità , nell'esitazione tra possibile e impossibile nasce
il fantastico”. Ebbene, in T, Thanatolia non è
(fantastica) spaventosa quanto la nostra nazione, sepolta
dall'egoismo narcisista imperante. Il fantastico di Todorov cade
sotto i colpi di “Disillusa”, divorato da un ghoul... esasperato
da Clara Muttertod.
T è una lettura scomoda, poco piacevole, non rilassante; una dose di
esasperazione. Ma per questo magistralmente consigliata a lettori
capaci di intravedere... anzi di vedere quello che l'autore descrive
con alchemica generosità . Demonologo della frase.
Thanatolia, terra di tombaroli e
cacciatori di reliquie infette, è un luogo confortevole in confronto
alle aule universitarie o agli uffici dei tutori della legge.
L'innocenza è un crimine, la nullafacenza è più destabilizzante
del vero terrorismo. Essere uno studente senza futuro è più
distruttivo di lanciare molotov al Quirinale. Questo è T, lo
vogliamo chiamare fantasy?