Fascistoso


La mia bellicosa rubrica per "Parallàxis" oggi propone un articolo dedicato allo storytelling che mi preme di pubblicare anche qui sull'Avvilente.


Il warholiano quarto d'ora di notorietà dell'aggettivo neologismo petaloso - coccoloso, scandaloso e fruttuoso quant'è servito al gregge tenero dei socialnetwork, gli italianisti laureati su Facebook e gli esausti pubblicitari un po' a corto di idee - è trascorso in un epilogo da Libro Cuore con un papà che registra il marchio e dà proventi in beneficenza. La Maestrina dalla Biro Rossa che ha segnalato "l'errore bello" (e l'ha postato su Istagram), e il Babbo Che Si Priva Delle Royalties, sono character perfetti di De Amicis 2.0.
Nelle prossime puntate, gli spin-off, i reboot di questa favola il Personaggio che sarà sempre protagonista è il Piccolo Matteo ©.
Nomen Omen è un concetto letterario, storico e sociale. Nelle guerre dell'Occidente sono morti i soldati Fritz, Ivan e i nostri Mario; che è diventato il mangiaspaghetti per eccellenza dell'omonimo videogioco. E adesso è Balotelli. La Marianne ha avuto il volto delle attrici più popolari: per ingannare l'inconscio maschile d'oltralpe che - nonostante i fidanzati dell'Adjani, la Bardot, la Casta e la Marceau - restassero nei secoli fedeli e disponibili.
È un ottimo argomento, da parte di uno Stato, per ottenere sangue & lacrime e il consenso del cittadino.
Nel Kalevala dei finnici, con solenne ritualità, dunque introdurrebbero il Piccolo Matteo con una formula un po' pomposa: "qual è il tuo posto fra gli eroi?"; ne affiderebbero l'ufficio stampa a Chris Vogler e noi, che non vogliamo dar retta a Brecht, dimentichiamo che è sventurato quel popolo che ne ha bisogno.
Un amico mi ha segnalato, oggi 15 marzo 2016, questo articolo di cronaca su "La Gazzetta dello Sport":

Tensione e recriminazioni dopo la sfida tra Cus Caserta e Benevento. Il cameraman inquadra la polemica nei confronti dell'arbitro, ma l'attenzione si sposta subito sul piccolo Matteo (sic), figlio dell'allenatore della squadra di casa, che entra in campo per salutare dapprima gli avversari e poi correre ad esultare e ad abbracciare il padre.  Applausi.

C'è mai stata una Vedetta Lombarda altrettanto capace di sbaragliare gli Austriaci?
Il Piccolo Matteo, nel giro di pochi giorni, è il bimbo di una lingua che si rinnova con leggerezza (diremmo una neolingua, se non facesse pensare a Orwell); è il bimbo che scende in campo (proverbiale berlusconismo) e pacifica i tumulti del pane e dell'Expo. È il bimbo del destino, riassumiamo volentieri! Un attributo che in altri tempi si usò per certi uomini. Quei medesimi tempi, quegli enfatici giornali di regime, che scrivevano righe liriche e imperiali quali, appunto:

per salutare dapprima gli avversari e poi correre ad esultare e ad abbracciare il padre.  Applausi.

Dove siete, editor e redattori della gggiovane, nuova, dinamica e holdeniana editoria che bocciano a priori i "dapprima" ed i "viepiù" e correggono le eufoniche perché odorano di vecchio? Per questo ralenty virile e familiare, che ci si immagina in bianconero da LVCE, si è voluto - è molto meglio - lasciare il testo così com'è.
Ma io deliro, febbricitante di storytelling! Vedo cose che voi italiani non potreste immaginare; e tutti quei momenti come tweet e like su Facebook. E il Piccolo Matteo, in aula coi suoi compagni Balilla, Scout, nei Campi Hobbit, s'inventa un petaloso in omaggio a Padre Dante (BenigniLegge TM); entusiasma tifosi e atleti come un Decimo Meridio.
Un Piccolo Matteo che è Presidente del Consiglio.

Alessandro Forlani

sedicente scrittore, è nato negli anni '70 del XVII secolo, si è reincarnato nel XIX, nel XX e millenni a venire. Nerd, negromante, roleplayer e autore "difficile" di racconti fantastici. Di giorno si impaluda da docente universitario e ciacola di sceneggiatura, cinema e scrittura; di notte, che dovrebbe far l’artista, piuttosto guarda film, legge fumetti, ascolta musica barocca, gioca a soldatini e poi va a dormire. Perché crede che sia più sano scrivere in questo modo.

2 commenti:

  1. Chapeau. In poche parole, con molta ironia, l'Italia di oggi raccontata ahimé sin troppo realisticamente. E poi si chiedono perché qualcuno a caso (tipo: quello che sta scrivendo questo commento) si rifugia nella sua stanza sfogliando saggi sull'estetica giapponese e medita di mettere la bandiera monarchica come desktop dela suo pc.
    Mi sembra ovvio: perché il tipo in questione non è... petaloso.

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