Recensione di Marco Stabile dal blog "Il Pozzo e lo Straniero"
Tra i libri che attendevo quest’anno c’era Eleanor Cole delle Galassie Orientali, di Alessandro Forlani. Chi seguiva "Argonauta Xeno" lo ha già incontrato, dato che avevo già segnalato I Senza-tempo (premio Urania 2011) e All’inferno Savoia!, una raccolta di racconti steampunk all’italiana (ma senza spaghetti). Di Forlani avevo molto apprezzato la critica sociale presente nel suo romanzo, così come il recupero di vocaboli caduti in disuso nell'italiano contemporaneo. Non è raro che uno dei suoi personaggi cachinni, per esempio, o schifi, anziché dire qualcosa, ma su questo aspetto torneremo in seguito. Eleanor Cole è il suo romanzo più recente, ultimo di una serie di pubblicazioni, tra raccolte di racconti e prontuari di scrittura, uscite per Edizioni Imperium.
Eleanor Cole è un romanzo di fantascienza. Nel XXVII secolo, l’umanità ha ormai raggiunto le stelle e la sua espansione è guidata non dai governi terrestri o confederazioni interplanetarie, ma da alcune compagnie commerciali costruite sul modello delle antiche Compagnie delle Indie. A capo delle compagnie siedono pochi oligarchi, che sono i discendenti degli amministratori delle multinazionali del nostro presente. È quindi in un contesto di neo mercantilismo che l’umanità ha colonizzato altri mondi: prima lo sfruttamento minerario, poi quello commerciale degli insediamenti.
C’è però un secondo pilastro su cui poggia la Compagnia delle Galassie Orientali, il cui motto è, per l’appunto, "Umanità e Commercio". A occuparsene, sul pianeta Ammit, è l’antropologa Eleanor Cole, che crede fermamente nell'importanza di non lasciarla a spasso, l’umanità. Inutile dire che non tutti la pensano come lei. Tuttavia, proprio lei sarà protagonista di un avvenimento straordinario, quando durante la cerimonia di commerce-forming su Ammit una forza antica e misteriosa ma ben nota a chi ha seguito i suoi studi: la magia. Sarà il negromante Sarastro, proveniente da un lontano passato, a portare scompiglio sul pianeta minerario… e minacciare nuovamente la galassia!
In Eleanor Cole quindi convivono magia e scienza, non confuse come previsto dalla Legge di Clarke (una tecnologia tanto avanzata da sembrare magia) ma in aperto contrasto, anche e soprattutto sul piano culturale. Una voragine riempita non solo dai secoli separa Sarastro da Eleanor e i suoi coevi. La comparsa del negromante farà precipitare la situazione, costringendo i vari personaggi a reagire, ciascuno a suo modo, negandolo (nonostante l’evidenza), combattendolo o accettando di venirci a compromessi.
Questo lexical divide, comunque, si supera dopo i primi capitoli. L’universo immaginato da Forlani ha un sapore retro-futuristico, poiché combina elementi moderni (robot e navi spaziali su tutti) ad altri presi dal nostro passato, rinascimentali o barocchi. A capo della Compagnia ci sono dei nobili, per esempio, il robot di Eleanor è un valletto e il complesso sistema di rapporti interpersonali riflette le gerarchie e gli usi dell’epoca barocca (io li ho immaginati tali). L’estetica del romanzo ne è fortemente influenzata, sia a livello visivo sia nel lessico. La scelta delle parole premia il recupero di un termini dimenticati, come i già citati cachinni. Se questa scelta non sfigura nel quadro complessivo del romanzo, non riducendosi solo a poche parole sparse, è anche vero che ne rende più difficile l’ingresso del lettore. Come diceva qualcuno, "ogni scelta stilistica taglia via una fetta di pubblico". La scelta di Forlani è meritevole e fa bella figura, ma rischia di allontanare chi non vuole accollarsi questo sforzo lessicale.
Come ultima cosa, il tema del romanzo. Qui il conflitto è molto marcato, perché Sarastro è in un certo senso il cattivo perfetto: dotato di un potere (quasi) assoluto, si è sradicato dall'umanità ed elevato sopra gli altri. Nel XXVII tuttavia esistono altre forme di potere, in particolare quello delle compagnie commerciali discendenti delle attuali multinazionali (di cui ricorrono molti nomi). Naturalmente tra le varie soluzioni del rapporto moderno (scienza) – antico (magia) ci sarà il contrasto fra il potere capitalista e quello arcano di Sarastro. In Eleanor Cole c’è quindi una critica sociale, come in anche altri lavori di Forlani, che solo a sprazzi si tramuta in satira. Qui però mi devo fermare e lasciare la parola eventualmente ai personaggi, per non rivelare troppo.
Questo è il momento in cui consiglio o sconsiglio un libro. Difficilmente si verifica la seconda situazione, dato che ciò che non mi convince non trova spazio sui miei blog. Mi limito quindi a segnalare la difficoltà iniziale nell'entrare nel mood barocco della narrazione, superata la quale il romanzo è perfettamente godibile.
Eleanor Cole è un romanzo di fantascienza. Nel XXVII secolo, l’umanità ha ormai raggiunto le stelle e la sua espansione è guidata non dai governi terrestri o confederazioni interplanetarie, ma da alcune compagnie commerciali costruite sul modello delle antiche Compagnie delle Indie. A capo delle compagnie siedono pochi oligarchi, che sono i discendenti degli amministratori delle multinazionali del nostro presente. È quindi in un contesto di neo mercantilismo che l’umanità ha colonizzato altri mondi: prima lo sfruttamento minerario, poi quello commerciale degli insediamenti.
C’è però un secondo pilastro su cui poggia la Compagnia delle Galassie Orientali, il cui motto è, per l’appunto, "Umanità e Commercio". A occuparsene, sul pianeta Ammit, è l’antropologa Eleanor Cole, che crede fermamente nell'importanza di non lasciarla a spasso, l’umanità. Inutile dire che non tutti la pensano come lei. Tuttavia, proprio lei sarà protagonista di un avvenimento straordinario, quando durante la cerimonia di commerce-forming su Ammit una forza antica e misteriosa ma ben nota a chi ha seguito i suoi studi: la magia. Sarà il negromante Sarastro, proveniente da un lontano passato, a portare scompiglio sul pianeta minerario… e minacciare nuovamente la galassia!
In Eleanor Cole quindi convivono magia e scienza, non confuse come previsto dalla Legge di Clarke (una tecnologia tanto avanzata da sembrare magia) ma in aperto contrasto, anche e soprattutto sul piano culturale. Una voragine riempita non solo dai secoli separa Sarastro da Eleanor e i suoi coevi. La comparsa del negromante farà precipitare la situazione, costringendo i vari personaggi a reagire, ciascuno a suo modo, negandolo (nonostante l’evidenza), combattendolo o accettando di venirci a compromessi.
Questo lexical divide, comunque, si supera dopo i primi capitoli. L’universo immaginato da Forlani ha un sapore retro-futuristico, poiché combina elementi moderni (robot e navi spaziali su tutti) ad altri presi dal nostro passato, rinascimentali o barocchi. A capo della Compagnia ci sono dei nobili, per esempio, il robot di Eleanor è un valletto e il complesso sistema di rapporti interpersonali riflette le gerarchie e gli usi dell’epoca barocca (io li ho immaginati tali). L’estetica del romanzo ne è fortemente influenzata, sia a livello visivo sia nel lessico. La scelta delle parole premia il recupero di un termini dimenticati, come i già citati cachinni. Se questa scelta non sfigura nel quadro complessivo del romanzo, non riducendosi solo a poche parole sparse, è anche vero che ne rende più difficile l’ingresso del lettore. Come diceva qualcuno, "ogni scelta stilistica taglia via una fetta di pubblico". La scelta di Forlani è meritevole e fa bella figura, ma rischia di allontanare chi non vuole accollarsi questo sforzo lessicale.
Come ultima cosa, il tema del romanzo. Qui il conflitto è molto marcato, perché Sarastro è in un certo senso il cattivo perfetto: dotato di un potere (quasi) assoluto, si è sradicato dall'umanità ed elevato sopra gli altri. Nel XXVII tuttavia esistono altre forme di potere, in particolare quello delle compagnie commerciali discendenti delle attuali multinazionali (di cui ricorrono molti nomi). Naturalmente tra le varie soluzioni del rapporto moderno (scienza) – antico (magia) ci sarà il contrasto fra il potere capitalista e quello arcano di Sarastro. In Eleanor Cole c’è quindi una critica sociale, come in anche altri lavori di Forlani, che solo a sprazzi si tramuta in satira. Qui però mi devo fermare e lasciare la parola eventualmente ai personaggi, per non rivelare troppo.
Questo è il momento in cui consiglio o sconsiglio un libro. Difficilmente si verifica la seconda situazione, dato che ciò che non mi convince non trova spazio sui miei blog. Mi limito quindi a segnalare la difficoltà iniziale nell'entrare nel mood barocco della narrazione, superata la quale il romanzo è perfettamente godibile.
Nessun commento:
Posta un commento