Appunti per scrivere Fantascienza

Ho battuto le vie dell'horror, del fantasy e del fantastico sin dai primi imbarazzanti tentativi di prosa e poesia: com'รจ normale, da adolescente preferivo lo sword & sorcery, il gotico; gli studi universitari mi incoraggiarono al surreale, alla literary fiction; ormai da cinque anni preferisco la fantascienza.
รˆ vero: le mie due recenti pubblicazioni, I Senza-Tempo e All'Inferno, Savoia!, sono proposte di fantascienza e steampunk non proprio “canoniche”, cosรฌ come Tristano รจ un atipico fantasy. Ma racconti quali I Treni di Ammit (Kataris); Centralino Celeste (Imperium) e Cambi d'Abito (La Mela Avvelenata), o quelli pubblicati su questo blog, e in e.book promossi da indipendenti (Deinosrestaurant; Tlaloc verrร ; Mareah & Juliette; Spazio 1669) s'inseriscono nel genere e non odorano di eresia.
Un autore si interroga su come scrive: lo scopo รจ migliorare le proprie tecniche narrative, correggere, smussare, raddrizzare e sperimentare.
Ma, anche, ci si interroga su cosa scrivere.
Ho smesso di credere all'autore come Vate dall'apparire degli Struzzi Einaudi sugli scaffali dei supermarket; con ciรฒ non credo piรน nell'ascesi delle Lettere nรฉ, figurarsi, la santitร  della prosa. Non viviamo circostanze da scritti e scrittori seri: provateci; di colpo vi ritrovereste sulla poltrona di Fabio Fazio.
Piuttosto che sedere a tavolino e imporsi i contenuti, i temi sui quali insistere - quasi che la scrittura fosse un compito o vocazione, una parabola, testimonianza, un dono fatto agli altri per chissร  quale grazia, o la divina sovrastima di sรฉ - preferisco dedurre da quanto ho giร  scritto la viva materia che forma il mio lavoro. Ed evincere da tutto questo un eventuale significato, posare i binari nuovi dei racconti che verranno. 
I Senza-Tempo ed i “racconti di Clara”, in un percorso che porta ad Eleanor ma il romanzo supererร , denunciano la societร  gerontocratica, necrocratica, del “tallone dei vecchi sulla gola dei giovani”, come scrisse Majakovskij: ne ho parlato abbastanza su questo blog, sulle pagine di “Urania”, sulle pagine di altri blogger e non voglio tornarci sopra. Un appetito conservatore e maligno che, temo, la nostra civiltร  porterร  fino alle stelle... se mai ci arriverร . 
L'altro tema che in effetti ricorre รจ la vertigine dell'Uomo per l'immenso Spazio-Tempo. Non uno sguardo di meraviglia e stupore, la spinta a guardare oltre e navigare piรน in lร  dei marinai del XV secolo: piuttosto la consapevolezza e paura di non essere sufficienti, di non essere adeguati alle altezze e profonditร ; insomma un'amplificazione extraplanetaria del "ciรฒ che non siamo, ciรฒ che non vogliamo" (Montale). Entrambe sono perรฒ la proiezione nel macrocosmo di microcosmi individuali e sociali che ci atterriscono allo stesso modo, e il lenire questo dolore dell'animo con menzogne di umanitร  e illusioni super-umane (vedi i racconti Mentre che il vento come fa ci tace; Molto mi piace il tempo gaio di primavera e Salto in Orbita).
L'argomento della persona ridotta a materia prima, materiale da costruzione di un delirio non-umano, pedina colorata di un Risiko! globale, giocato da giocatori che non sono di razza umana, credo sia la cicatrice che mi ha lasciato H.P. Lovecraft, come del resto a molti miei coetanei.
Volumi e volumi di cosiddetta “archeologia misteriosa” (per esempio Peter Kolosimo) consumati fra i 12 e 20 anni in parallelo alla lettura di “Martin Mystere”, mi hanno inoltre inculcato la convinzione, o meglio dovrei dire una sorta di sospetto, oppure presentimento, che le nostre non siano le sole scienze “valide”. Credo persistano discipline alternative che contrastano con i nostri modelli, a tal punto che praticarle neghi per assioma la realtร  che viviamo. Ho adottato la magia nera, l'alchimia e la cabala come branche principali di quest'ordine di scienze, e la Fisica Quantistica รจ l'incerto confine.
Se perรฒ tutto questo minaccia di accadere, se i negromanti camminano nel nostro mondo, le voragini del cosmo ci si spalancano sotto i piedi, e la follia del gioco sociale/di societร  distrugge la persona (mi riferisco ai racconti Cover; Le colpe dei padri; Materia Prima; Advanced Dungeons & Rome), avverto che la colpa non รจ degli alieni e dei demoni (sbarcati sulla Terra si comportano come noi e patiscono gli identici appetiti: vedi i racconti Venite Invademus; Frammenti di Natale tradotti dallo Yuggoth; Molto mi piace il tempo gaio di primavera): credo che il peccato, intendo un peccato laico, sia negli occhi dell'Umanitร .
“Tutto ciรฒ che l'uomo vede / ha che fare con l'uomo” scrive Shelley; Henry Sutton incalza: “Man doth usurp all space / Stares thee, in rock, bush, river, in the face / Never thine eyes behold a tree / 'Tis no sea thou seest in the sea / 'Tis but a disguised humanity / To avoid thy fellow, vain thy plan / All that interests a man, is man."
E se pensiamo ai limiti di giudizio, di prospettiva, di intelligenza dell'Uomo, non รจ detto che questo sia bene. Non a caso fra i personaggi dei miei racconti abbondano gli xenofobi, gli estremisti, i violenti: la piccolezza delle loro vedute, misurata su scala cosmica, scade dal drammatico delle storie di Spike Lee al comico e ridicolo dei birri-bulli di Charlie Chaplin.
A differenza di quegli autori di fantascienza che assumono la realtร  come illusione, in un percorso dal misticismo orientale fino a Matrix e Inception passando per Ph. Dick, credo fermamente nel contesto reale. Nel mio lavoro la morte รจ materica, non c'รจ un aldilร , non รจ rivelazione, non eleva ad altri stati di coscienza: le si sfugge con empia chimica, o si torna dalla tomba come cadaveri rabberciati. L'artificio, l'inganno, come ho detto sono sociali; ma il mondo naturale รจ un ventre inesausto, vivo, di entitร  diversamente senzienti, ostili e maligne (vedi per esempio i racconti L'infezione; Terriccio; Lezione di Botanica) con cui non dico che, civilizzandoci, abbiamo da millenni perduto la comunione: anzi non c'รจ mai stata nessuna affinitร !
In sintesi: costretti da noi medesimi ad un gioco perverso di consunzione della persona, cui peraltro il fine รจ il gioco stesso, abbiamo esaurito le risorse morali che occorrerebbero ad affrontare lo spazio (simbolo del futuro) e siamo ridotti in condizione di schizofrenici incapaci di rapportarci con il mondo che ci circonda.
Purtroppo ce n'รจ, da scrivere!

Alessandro Forlani

sedicente scrittore, รจ nato negli anni '70 del XVII secolo, si รจ reincarnato nel XIX, nel XX e millenni a venire. Nerd, negromante, roleplayer e autore "difficile" di racconti fantastici. Di giorno si impaluda da docente universitario e ciacola di sceneggiatura, cinema e scrittura; di notte, che dovrebbe far l’artista, piuttosto guarda film, legge fumetti, ascolta musica barocca, gioca a soldatini e poi va a dormire. Perchรฉ crede che sia piรน sano scrivere in questo modo.

4 commenti:

  1. Perรฒ, concedimelo, si vede indelebilmente il tuo sostrato intellettuale ed erudito. Un volume di una tua opera fantascientifica potrebbe sicuramente essere selezionato dal noto bibliotecario babilonese J.L. Borges, e magari passerebbe alcuni minuti a riflettere sul genere con cui definire l'opera e sulla sua giusta collocazione negli scaffali...

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    1. Non ci posso fare nulla: il Liceo Classico lascia cicatrici! M'avesse letto Borges, sarei finito sullo scaffale di quei volumi che all'infinito "confutano la confutazione di codeste confutazioni", temo...

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  2. Una analisi puntuale e precisa che puรฒ insegnare molto a noi altri scribacchini: guardarsi un po' dentro puรฒ portare a capire cosa dovremmo scrivere a seconda di quali sono i temi a noi cari.
    Come sempre, carissimo, sei illuminante!!!

    Ciao ^^

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    1. Purchรฉ per guardarsi dentro non si dimentichi di guardare fuori: รจ molto piรน importante, credo. ;-)

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