Disponibile su Amazon e gli altri webstore il mio nuovo e.book horror per i tipi di Imperium: Cenere.
Cenere di Alessandro Forlani – Edizioni Imperium – collana horror
(dall’autore Premio Urania / Mondadori 2011)
I garage e gli ascensori sono infetti di sozzura, e inquietanti animaletti si nascondono nei sottoscala. Il signor Soro ha fatto una brutta fine, e ha lasciato sugli scaffali certi libri deliranti... In un torrido agosto di desolazione e paura, gli inermi inquilini di uno strano condominio soffocheranno nelle ceneri di un esperimento alchemico sbagliato.
Contiene anche il racconto Rincorrere i vermi:
(dall’autore Premio Urania / Mondadori 2011)
I garage e gli ascensori sono infetti di sozzura, e inquietanti animaletti si nascondono nei sottoscala. Il signor Soro ha fatto una brutta fine, e ha lasciato sugli scaffali certi libri deliranti... In un torrido agosto di desolazione e paura, gli inermi inquilini di uno strano condominio soffocheranno nelle ceneri di un esperimento alchemico sbagliato.
Contiene anche il racconto Rincorrere i vermi:
L'odio
di un apprendista per l'anziano maestro lo precipita in un vortice di
delitto e follia. Tenebrosi poteri avvelenano la vita di una piccola
città del XVII secolo, ectoplasmi ed entità demoniache si manifestano
nelle botteghe degli occultisti. Ma forse è il delirio di una mente
disturbata, cui il lettore è complice involontario e unico testimone...
Copertina: Marco Alfaroli
Nel raccogliere le idee per la conferenzina a Gradara Porta Inferi di domenica 21 settembre p.v. alle ore 18.00, già che c'ero ho scritto qualche rigo (fa sempre comodo un articolo nel cassetto): eccolo qui di seguito.
Il Narratore del Buio
temi, suggestioni e strutture nell'opera di H.P. Lovecraft
Il
titolo di questo breve esercizio è un omaggio e una parafrasi di The
Haunter of the Dark: fra i racconti più popolari di Lovecraft e
che propone un ampio spettro di temi, suggestioni, tecniche narrative
di HPL e testimonia dei suoi rapporti letterari e epistolari. È
noto, infatti, che The
Haunter of the Dark fu
scritto da Lovecraft in simpatica “tenzone” e con dedica a Robert
Bloch1:
che, con il cognome di Blake, è qui l'allucinato protagonista (un
po' caricaturale e maudit)
dell'ennesima epifania di orrori interstellari, cosmici &
abissali; scongiurati da un'aborrita comunità di italiani (gentaglia
quali i "negri"
gli "immigrati"
e i "meticci"
di altre storie: dal Richiamo
di Chtulhu al Modello
di Pickman) la cui
guida spirituale è un tale Padre Merluzzo (!).
Lo
“scrittore e pittore” Blake, “totalmente dedito al mito, ai
sogni, al terrore e alle superstizioni” (come l'omonimo
settecentesco britannico?)2,
e che esplora “l'enorme e cupa” chiesa di Federal Hill, dalla
“guglia appuntita, nera, contro il cielo fiammeggiante”,
conferma, ancora nel 1935, anno di composizione di The
Haunter of the Dark, quel doppio binario della poetica
lovecraftiana di orrore gotico o cosiddetto tradizionale (Herbert
West; I Topi nel Muro...) e della "rivoluzione
copernicana dell'orrore"
attribuitagli da Fritz Leiber per il Ciclo di Chtulhu (già a mio
parere solidissimo in Dagon
(1917); ma il cui punto di svolta sono i racconti del '26).
Lovecraft
è l'autore di un raffinato e "temuto"
saggio, benché non osannato come Danse
Macabre di Stephen
King, sull'Orrore
soprannaturale in Letteratura (1927).
Fra i sonori ammonimenti del libro, leggiamo:
Sarà bene
sottolineare qui che coloro i quali credono nell'occulto sono
probabilmente mano abili dei materialisti nel proporre il tema
spettrale e fantastico, poiché per essi il mondo dei fantasmi
costituisce una realtà talmente ovvia che tendono a rapportarvisi
con minore soggezione, distacco e solennità di quanto non facciano
coloro i quali vedono in esso una profanazione assoluta e prodigiosa
dell'ordine naturale.
E
ancora:
I racconti
fantastici seri, o esprimono un intenso realismo contrassegnato da
una stretta aderenza e da una assoluta fedeltà alla natura, tranne
quando l'autore si concede un viaggio attraverso i sentieri del
soprannaturale; oppure si lanciano completamente nel regno della
fantasia, creando un'atmosfera resa abilmente idonea a visualizzare
un mondo irreale, di un delicato esotismo, collocato al di là del
tempo e dello spazio, nel quale tutto può accadere, in armoniosa
sintonia con certe forme di immaginazione e di illusione che sono
normali in una mente umana in grado di recepirle.
Accanito sognatore
epperò materialista, sprezzatore dei "mondi magici" alla
Ernesto De Martino, e biologo e astronomo dilettante, HPL è coerente
col primo assunto, quando scrive il proprio cosmo orrorifico:
razionale, e scioccato positivista, che si affaccia all'onirico
(all'incubo, meglio); che si azzarda a percorrere, da sonnambulo,
nella pagine oniriche della Saga di Randolph Carter.
Ma lo sono,
soprannaturali, gli orrori di Lovecraft? No, probabilmente.
Le creature di HPL
partecipano totalmente, e in modo perfetto, di quella persistente
corruzione dell'universo evocata in Nyarlathotep, ed espressa
dal celeberrimo distico “non è morto ciò che in eterno può
attendere / e con il trascorrere di strani eoni la morte stessa può
morire”. Sono ben più avvertite e consapevoli di noi della Legge
dell'Entropia. Se leggiamo tre racconti capitali che descrivono
l'opera degli Antichi nel mondo, ci accorgiamo che i Mi-Go di Colui
che sussurrava nelle tenebre; la Razza di Yith dell'Ombra
calata dal tempo e gli asteroidei delle Montagne della Follia
agiscono da scienziati, non da stregoni: benché la loro scienza,
aliena e non-umana, ci appaia più sinistra di qualsiasi stregoneria.
Guardando Joseph
Curwen all'opera ne Il caso di Charles Dexter Ward, o
assistendo agli incantesimi "non
euclidei" della
vecchia Keziah Mason ne La casa delle streghe, abbiamo
l'impressione di esperimenti scientifici: al limite dell'ortodosso,
sì; ma più ricerche che riti magici-cerimoniali quali quelli
dell'occultismo tradizionale.
La magia, il
soprannaturale, sono solo l'approccio ai Grandi Antichi di culture e
di cultisti primitivi, abbrutiti, e in contesti degradati: per
esempio le baccanali per Chtulhu nelle paludi circostanti New
Orleans. Ma il Grande Dormiente, come Dagon, non si ridesta perché
evocato dagli incantesimi: ma in seguito a movimenti tellurici del
fondale oceanico; a fenomeni naturali che annichiliscono l'uomo.
Gli stessi
pseudobiblia di Lovecraft, dal “detestabile Necronomicon”
al De Vermis Misteriis; i Manoscritti Pkanotici;
eccetera, molto spesso svolgono nei racconti la funzione di
encyclopédie dell'universo del Ciclo; non sono grimori come
quello di Papa Onorio o la Clavicula Salomonis. Dove anche gli
occorressero incantesimi, l'approccio di HPL con la “magia nera,
nelle sue forme peggiori” è quello "laico",
pratico, naturalistico di Francis Barrett3:
che nel Magus (1801) avverte, senza afflati di misticismo, che
“facendo certe cose, si ottengono certi risultati”; spogliati i
talismani dei caratteri in ebraico e le formule degli incanti dai
versetti dei Salmi.
Un equivoco comune
nel descrivere i Grandi Antichi, e un modo grossolano di definirli, è
che si tratta di entità extraterrestri scese sulla Terra in epoca
remota. Il che, soprattutto quest'anno, allo scadere dei diritti
d'autore, temo provocherà , come in parte è già accaduto, banali
invasioni nei fumetti, nei cinema, nei videogame e nelle serie
televisive, di abomini infoiati per il nostro bel pianeta; con
Azatoth, insomma, che va a braccetto con Galactus. Non si insiste mai
abbastanza sul fatto che Lovecraft abbia usato l'aggettivo seeped
("filtrate",
dalle stelle!) per esprimere la loro condizione. E to seep sta
anche per "essere
recepito"; e mi sembra una
lettura interessante l'intendere che gli Antichi non sono calati o
caleranno dal cielo: bensì è il nostro accorgerci, dietro il velo
di Maia, dell'orribile, sconcertante e vero ordine delle cose: cui
alludono gli aforismi di HPL sul terrore dell'ignoto quale massimo
spavento; la consistenza infinitesimale del nostro mondo rispetto
all'inconcepibile Altrove:
D'improvviso anche a
me sembrò di possedere una vista aumentata e sul caos di luci e
ombre si impose un'immagine che, per quanto vaga, aveva una sua
permanenza e consistenza (…) Forme indescrivibili, vive o no,
parevano mescolate in un disordine disgustoso e intorno agli oggetti
familiari c'erano mondi interi di entità ignote, sconosciute.
Sembrava che le cose familiari entrassero nella composizione di
oggetti sconosciuti, e viceversa (…)
«Le
hai viste? Le hai viste? Ti rendi conto delle cose che ti nuotano e
sbattono intorno in ogni momento della tua vita? Vedi che razza di
creature riempiono l'aria fresca, il cielo azzurro?» (From
Beyond; 1920)
Riguardo
ai singoli episodi e circostanze di incontro con l'orrore, troviamo
che l'orribile viene sempre dal basso
e dall'interno;
è l'esito di uno scavo o fisico o metaforico. Spedizioni
archeologiche, restauri di edifici, cantine svuotate o indagini
genealogiche; acquisizioni dei beni di un congiunto o ricerche sul
suo passato... o sul proprio. L'orrore di HPL è nelle fondamenta di
ciò che crediamo di essere, di abitare e di sapere. L'apice, in
questo senso, sono i racconti come The
Very Old Folk; o I
topi nel muro o La
maschera di Innsmouth:
i cui protagonisti non soccombono semplicemente all'orrore, ma ne
sono a priori corrotti nel dna.
Ho
sempre avuto la fissazione di una strana, significante coincidenza di
date fra la svolta all'orrore cosmico di H.P. Lovecraft - perturbante
l'antropocentrismo del XX secolo - e gli Ossi
di seppia di
Eugenio Montale: che ha inciso sulla lapide delle nevrosi
contemporanee gli spietati endecasillabi “codesto
solo
oggi possiamo dirti,
/ ciò
che non siamo,
ciò
che non vogliamo”.
Ma è una suggestione che è tirata per i capelli. Come anche la
somiglianza nell'affiorare dal buio fra il Grande Chtulhu e Moby Dick
di H. Melville. È
buffo, tuttavia, che ci sembrino "lovecraftiani
ante-litteram"
gli
scorci espressionisti del Gabinetto
del Dottor Caligari
disegnati da Walter Roehrig, Walter Reimann e Hermann Warm4 (1920); i
cui personaggi si muovono in vicoli che sono troppo simili a quelli
di R'lyeh. Così, allo stesso modo, la Londra “città irreale”
della Waste
Land di
T. S. Eliot (1922) potrebbe essere la capitale di un Unknown
Kadath;
e l'Inferno “deep horror of eyes and of wings”, del Wanderings
of Oisin
di W. B. Yeats (1889), assomiglia davvero tanto alle grotte di The
Festival.
L'ammissione
del giovane Wilcox ne Il
Richiamo di Chtulhu,
circa la tavoletta con il “fantastico bassorilievo” che
«Ãˆ
nuova, certo: io stesso l'ho fabbricata questa notte mentre sognavo
di strane città ; ma i sogni sono più vecchi dell'antica Tiro, della
Sfinge misteriosa o di Babilonia ornata di giardini»
non
sfigurerebbe nel Manifesto
di André Breton (1924); e l'Obelisco
nero
di Remarque (1956), che fa da lapide a tutto un mondo capovolto dalla
guerra del '14-'18, è un frammento del monolite di Dagon
presso cui si spiaggia un naufrago del conflitto; "morto
per acqua",
come Fleba il Fenicio5,
in
una massa disgustosa di fango nero che si estendeva intorno a me a
perdita d'occhio (…) ma è assurdo sperare di trasmettere, a
parole, l'orrore che gravava su quel deserto di assoluto silenzio e
di sconfinata vastità .
Quante
strane affinità elettive, soprattutto
per un autore che è dato certo dai suoi biografi non avesse
frequentazioni coi suddetti colleghi!
Ma si tratta, come ho detto, di impressioni personali.6
Se
i ciclopici edifici degli Antichi non rispondo alle leggi della
fisica, i racconti di HPL, all'esatto contrario, obbediscono a un
modello strutturale piuttosto semplice ed efficace.
All'inizio
della storia l'orrore è già accaduto; è in corso, peggio
ancora, e ormai non è possibile scongiurarlo e bandirlo. Ciò ci
pone in condizione di vittime, e oppressi da una cappa di palpabile
angoscia. E Lovecraft o l'Io Narrante (espediente ideale) ci avverte,
con allusioni incomprensibili, contraddittorie e sinistre, che
leggeremo un resoconto di fatti che, dopo, non avremo piacere di
esser stati ad ascoltare:
È
vero. Ho sparato sei colpi in testa al mio migliore amico, ma spero
di dimostrare, con quanto racconterò, che non sono il suo assassino
(La cosa sulla soglia; 1933)
E
la scelta di personaggi ed Io Narranti protagonisti molto simili "per
estrazione"
allo stesso HPL fa sì che al giorno d'oggi, da alcuni certosini
delle tecniche narrative, l'autore venga additato come un verboso
effettato che pecca di infodump.
Lovecraft,
purtroppo, non è del tutto in grado di assumere personalitÃ
differenti: se lo fa (se ci prova), come per esempio con l'
“Ufficiale della Imperial Marina Germanica Karl Heinrich Graf Von
Altberg-Ehrensteinnel” de Il
tempio
(1920), l'effetto è macchiettistico. Idem, allo scavo psicologico
ben riuscito di certi protagonisti corrisponde il tutto-tondo molto
"pulp"
di villain
quali Tillinghast di From
beyond o
il Pickman dell'omonimo Modello.
E un punto di debolezza della scrittura di HPL è imbattersi di tanto
in tanto in marinai, ispettori di polizia, viaggiatori di commercio e
contadini, eccetera, un po' troppo improbabilmente edotti in storia
dell'arte o nei miti sumeri...
Ed
ecco che si procede all'affiorare dal fondo: la quieta normalitÃ
dell'esistenza dei personaggi è messa in forse da un "perturbante"
che è spesso un reperto; non un episodio o "incidente
scatenante" come insegnano le Strutture in Tre Atti. Quella
fisica testimonianza di un Altrove sconcertante non sarebbe, di per
sé, spaventosa o mortale: dopotutto, siamo in grado di sopportare
una tiara, un orologio, un idolo o un vecchio libro benché appaiano
disgustosi nella fattura e deliranti nei contenuti. Ciò che ci
toglie il sonno è che l'oggetto in questione o si trova fuori posto
o non dovrebbe neppure esistere: è un tal punto di fuga delle
certezze euclidee che è presto la realtà ad abdicare in suo favore.
Basterebbe
disfarsene: ma una volta che ha sbirciato Al Di LÃ , e ormai
compromesso, il narratore/protagonista deve andare fino in fondo: non
fosse per la necessità , già diventata sopravvivenza, di scampare a
labirinti come le strade di Innsmouth, nottetempo gremite di Deep
One; oppure disintossicarsi da quella Casa
sfuggita o
dai miasmi del Colore
che è venuto
dallo spazio.
Il
terribile è che, quanto più il protagonista si inabissa
nell'Ignoto, tanto più disseppelisce l'apparente più-noto, ovvero
se stesso:
Poiché
esitavo, il vecchio prese lo stilo e la tavoletta e scrisse di essere
l'unico rappresentante dei miei padri; (…) quanto a me, era
previsto che sarei tornato. I misteri fondamentali non erano ancora
stati celebrati. Scriveva con una grafia arcaica, e vedendo che
ancora esitavo estrasse dalla tunica un anello con il sigillo e un
orologio, tutti e due con l'insegna della mia famiglia, per
dimostrare che ciò che aveva detto era vero. Era tuttavia una prova
orribile, perché sapevo dai vecchi documenti che quell'orologio era
stato sepolto con un mio trisavolo nel 1698. (The
Festival;
1923)
All'avvio
del racconto spesse volte un po' lento, in quanto appesantito di
informazioni di background, o che inciampa in fatterelli di suspence
troppo ingenua per il lettore moderno (“nel 1692 quattro miei
antenati erano stati impiccati per stregoneria, ma non sapevo
dove”...), corrisponde una chiusa di laconica brevità . Una delle
mie preferita è nel Richiamo
di Chtulhu:
Questo
era il contenuto del documento che lessi, e ora l'ho sistemato in una
scatola di latta insieme al bassorilievo e alle carte del professor
Angell. Per completezza, unirò al tutto il presente resoconto: è la
prova della mia sanità mentale, l'unico testo in cui siano stati
riannodati i fili di un intreccio che spero nessun altro vorrÃ
ricomporre (…) Non credo, del resto, che la mia vita sarà lunga.
Anch'io finirò come sono finiti mio zio e il povero Johansen. So
troppo, e il culto esiste ancora.
Anche
se il finale non è sempre esplicito, come ne L'estraneo
(1921),
il modello strutturale di Lovecraft ammette a questo punto
l'appartenenza/complicità o la resa del protagonista con/nei
confronti dell'orrore di cui racconta. Dove il resoconto è quello
di un Io Narrante, tecnica che enfatizza l'empatia con il lettore,
l'effetto è maggiore: perché sentiamo di condividere le confessioni
di un folle e vacilliamo sul ciglio della sua stessa follia.
Ed
è come se il rigo bianco che sta in fondo alla pagina ci insultasse
allo stesso modo di quella voce da Big Cypress:
«Idiota,
Warren è morto!»
1 Robert Bloch (1917 - 1994) è stato uno scrittore e sceneggiatore
statunitense, autore di numerosi libri horror, fantasy e gialli. Tra
i suoi libri più celebri va citato Psycho,
da cui Alfred Hitchcock trasse l'omonimo film. La sua opera fu
segnata dall'influsso di H.P. Lovecraft con cui ebbe, giovanissimo
autore di Weird Tales, un fitto rapporto epistolare. Bloch scrisse
anche le sceneggiature per tre episodi di Star
Trek
negli anni '60.
2 William Blake (1757 - 1827) è stato un poeta, incisore e pittore
inglese. Largamente sottovalutata mentre egli era in vita, oggi
l'opera di Blake è considerata estremamente significativa e fonte
di ispirazione sia nell'ambito della poesia sia delle arti visive. I
suoi versi simili a profezie costituiscono quello
che, in rapporto ai reali meriti, è il corpus poetico in lingua
inglese meno letto.
Altri hanno lodato l'arte pittorica di Blake al punto di proclamato
di gran lunga il più grande
artista che la Gran Bretagna abbia mai prodotto.
Considerato un tempo pazzo per le sue idee stravaganti, attualmente
è invece molto apprezzato per la sua espressività , la sua
creatività e per la visione filosofica che sta alla base del suo
lavoro.
3 Francis Barrett (1770 - ?), sedicente “studioso di chimica,
metafisica, e filosofo occulto”, tradusse in inglese i testi
cabalistici e altri antichi autori magici, fra i quali Cornelio
Agrippa. Pubblicò le sue ricerche esoteriche nel volume The
Magus; che esercitò un'influenza notevole nel revival
vittoriano dell'occultismo.
4 Gli
scenografi e costumisti del film di Robert Wiene.
5 Protagonista del IV "movimento"
di The Waste Land.
6 Sono lieto, però, di essere in buona compagnia: nella sua introduzione a I miti dell'orrore; antologia Mondadori pubblicata nel 1990, Giuseppe Lippi scrive: "Negli anni fra le due guerre Lovecraft propose una visione del mondo allucinante e straniante, che pur non servendosi dei mezzi tecnici del modernismo ha, nello spirito, qualcosa che l'accosta ai rivolgimenti del cubismo e del futurismo (…) Il potere visionario che si sprigiona dalle pagine migliori ha forti richiami con il metallismo delle metropoli futuriste, con le ardite angolazioni della pittura d'avanguardia (…) E moderno, innegabilmente, è il tema della dissoluzione del mondo."
6 Sono lieto, però, di essere in buona compagnia: nella sua introduzione a I miti dell'orrore; antologia Mondadori pubblicata nel 1990, Giuseppe Lippi scrive: "Negli anni fra le due guerre Lovecraft propose una visione del mondo allucinante e straniante, che pur non servendosi dei mezzi tecnici del modernismo ha, nello spirito, qualcosa che l'accosta ai rivolgimenti del cubismo e del futurismo (…) Il potere visionario che si sprigiona dalle pagine migliori ha forti richiami con il metallismo delle metropoli futuriste, con le ardite angolazioni della pittura d'avanguardia (…) E moderno, innegabilmente, è il tema della dissoluzione del mondo."
Edited by K.D.. Powered by Blogger.
Mini-bio
- Alessandro Forlani
- sedicente scrittore, è nato negli anni '70 del XVII secolo, si è reincarnato nel XIX, nel XX e millenni a venire. Nerd, negromante, roleplayer e autore "difficile" di racconti fantastici. Di giorno si impaluda da docente universitario e ciacola di sceneggiatura, cinema e scrittura; di notte, che dovrebbe far l’artista, piuttosto guarda film, legge fumetti, ascolta musica barocca, gioca a soldatini e poi va a dormire. Perché crede che sia più sano scrivere in questo modo.
Seguaci
Popular Posts
-
«Ãˆ a San Servolo, professoressa, è un’isola. È la sede momentanea della Scuola di Nuove Tecnologie.» «Sì, ma come ci si arriva?» «Deve...
-
Disponibile fra pochi giorni sui webstore, Com'è facile diventare un Eroe - prontuario di scrittura del Personaggio di Alessandro For...
-
Gli scrittori regalano racconti. Ed ecco, come ormai da una dozzina di anni, il mio tradizionale Racconto di Natale. Questo è stato l'...
-
"Si può fare!" seminario di Necromanzia per dilettanti dedicato all'emerito Dott. Necr. Gene Frankenstin (1933- 2016) ...
-
Alibi di poeta 1. (nota in basso numerata: qui l'autore sta a indicare) La parola "me", in francese - ling...
-
Esce oggi per i tipi Delos Digital IL BESTIARIO DI LOVECRAFT, di Antonella Romaniello. Ho scritto l'introduzione al volume, che potete...
-
Sister Hospitaller Gwyn by MeMyMine Abigail tirò una raffica ai cinque hormagaunt che l’assalivano e ridusse i due colpiti in macchie pall...
-
L'Ennesimo Libro della Fantascienza: esce dopodomani a cura di Marco Manicardi Ci siamo quasi. In questo weekend ho finito di i...
-
E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima? (Marco; 8, 37) 1. Finalmente. Era felice. - Lo facciamo col profil...
-
Un’affilata introduzione a una possente antologia Normalmente si introduce un’antologia affermandone l’intento: con la prosa rutilante e...