Calpestate le mimose

Giuditta; 1520-1530 c.; dipinto di Vincenzo Catena


Oggi è marzo. Tengo molto all'Otto Marzo, ma non tengo all'Otto Marzo dei calendari istituzionali: ci tengo prima e dopo. Perciò, care Lettrici, buon Otto Marzo.


Calpestate le mimose,
calpestatele, ragazze:
la violenza che è nei fiori,
nel conoscervi per donne.
Rifiutate i "femminile",
le aritmetiche di rose,
le premesse che "io, donna",
"l’altra parte" e non è questa.
 
Rifiutate le parole
che spartiscono i pensieri,
le "metà" di un cielo intero,
il rancore e l’aggressione.
Non nutrite i "noi" di "loro"
delle streghe e le sorelle;
non vestitevi di sesso,
- e non è un tamburo, il ventre.
 
Rifiutate i rami in dono
negli involucri di argento,
le attenzioni di stagnola,
le coccarde in municipio,
ma spiccatele voi stesse
da un arbusto in un giardino,
oltre i "no" di un’inferriata
e i cartelli che è vietato.
 
Non plaudite a "donne forti"
di un vigore che è maschile:
c’è un lavoro, nelle cose,
che è lunare e più sottile.
Non lasciate ad altri sguardi
di vedere il vostro viso,
di percorrervi la pelle,
quello strappo in un vestito.
 
Non dovete una risposta
 - quali siano le ragioni
rassegnandovi che "ieri"
ma obbligandovi ad "ormai";
non vi infilzi il seno, il cuore
chi non sa, chi non approva
(ma li ha amati, i propri figli,
 chi vi accusa il partorirne?
 
 chi vi irride il non averne,
 vi avvelena di pispigli?):
non è colpa, non c’è prova
del silenzio o del dolore;
non vi incolpino dei "mai";
«sei diversa da qual eri.»
Si è vissuti di stagioni,
ma non c’è un’estate apposta.
 
E perché assistite al rito
di offertorio delle belle,
di olocausto del sorriso,
di una svendita di sguardi?
È schifoso ed è senile,
 - ma accettate le mimose;
che vi passino il mensile,
tollerate i loro torti.
 
L’otto marzo celebrato,
le corone e la parata,
le signore su un gradino
delle cariche ma in -esse.
Gli otto marzo per principio,
dei progetti per la scuola,
gli otto marzo in parlamento,
gli otto marzo del perdono.
 
Siate voi, non siate altre,
non pensatevi in consesso;
l’astio sterile di "quelle"
purché grida e purché coro:
nei rapporti tra persone
si è civili per davvero;
solo in questi si è sinceri.
Siate vostre, siate sole.
 
L’otto marzo che è «una festa»,
che è «l’unanime condanna»,
che è il tacere certe cose,
che è una vittima gentile.
Sui cadaveri di donne
fiori gialli da obitori:
calpestatele, ragazze,
calpestate le mimose.
 


Alessandro Forlani

sedicente scrittore, è nato negli anni '70 del XVII secolo, si è reincarnato nel XIX, nel XX e millenni a venire. Nerd, negromante, roleplayer e autore "difficile" di racconti fantastici. Di giorno si impaluda da docente universitario e ciacola di sceneggiatura, cinema e scrittura; di notte, che dovrebbe far l’artista, piuttosto guarda film, legge fumetti, ascolta musica barocca, gioca a soldatini e poi va a dormire. Perché crede che sia più sano scrivere in questo modo.

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