"I Senza-Tempo": recensione di Gianluca Santini

Recensione di Gianluca Santini dal blog Nella mente di Redrum :

Urania è un nome che sicuramente non può non dire nulla agli appassionati di fantascienza italiana. Collana di romanzi da edicola e premio letterario, il tutto sotto il marchio Mondadori, non proprio il primo nome a caso che passava di lì. Il premio Urania 2011 è stato vinto da Alessandro Forlani, autore che conosco e ho già ampiamente apprezzato leggendo suoi racconti brevi. Il romanzo vincitore è "I senza-tempo" pubblicato nel numero di novembre della collana. Leggere questo libro è stato un vero piacere e, complice la brevità del volume, ho letteralmente divorato le pagine in appena due giornate.
"I senza-tempo" non è solo un romanzo, per Alessandro Forlani. Come spiega egli stesso nell’intervista contenuta nel volume, i senza-tempo sono quasi un’ossessione narrativa. Degli antagonisti che ricorrono più e più volte nell’opera dell’autore, con aspetti ed elementi diversi, ma tutti accomunati dall’idea di base. Esseri spregevoli che sovvertono lo spazio-tempo, che prolungano la loro vita a scapito dei giovani, letteralmente, e fanno annichilire la realtà circostante, annullando di fatto presente e futuro, per ritornare nel glorioso, almeno per loro, passato in cui hanno vissuto precedentemente. L’apparenza esteriore può suggerire negromanzia, termine comunque utilizzato e citato all’interno del romanzo, ma l’impianto è squisitamente fantascientifico, come viene sottolineato nella seconda metà della storia accennando alla fisica quantistica. Ed è in questa commistione di fantascienza e horror una delle grandi forze della storia creata da Forlani, perché il lettore si trova di fronte a un mondo totalmente originale, caratterizzato da descrizioni di indubbia efficacia - specie quelle dell’annichilimento della realtà presente a favore di quella passata - e da suggestioni di natura diversa che riescono a compenetrarsi vicendevolmente senza sbavature di sorta. Creare un’ambientazione dettagliata mescolando generi differenti non è un processo banale, ma l’autore riesce nell’impresa, fornendo al lettore un mondo ricco di sfumature e incredibilmente coerente.
I senza-tempo sono il Male, con la maiuscola, quel Male che ragiona seguendo logiche del tutto aliene alla mentalità umana. Questo è particolarmente evidente nella psicologia di Monostatos, che, a differenza degli altri senza-tempo, non vuole scendere a patti con la realtà che lo circonda e vuole solamente perseguire i suoi obiettivi. Ciò rappresenta un Male eterno, data la natura di questi stregoni, e per questo ineluttabile e incontrastabile. Chi sopravvive a un loro incontro non può non restarne mutato per sempre, o a livello fisico o a livello psicologico. I senza-tempo corrompono chi li circonda, e avvicinarsi troppo a loro è deleterio per tutti. Non è azzardato sottolineare una lettura sociologica della storia, in rapporto a questo periodo di crisi economica e intellettuale. Questi aspetti sono presenti tanto nel romanzo stesso - basti pensare al sussidio per lo spreco del tempo all’università, oppure alla contrapposizione tra i senza-tempo, insediati nei luoghi di potere, e il loro cannibalismo nei riguardi dei giovani - quanto nei racconti posti in appendice e scritti sempre da Forlani all’interno dell’universo condiviso dei senza-tempo. Da questo punto di vista il racconto più significativo è "A tempo indeterminato", vero e proprio gioiello horror sullo sfondo della crisi economica.
Lo spazio all’interno del romanzo viene gestito in maniera altalenante. Ci sono punti in cui è evidente un’accelerazione della narrazione, specie nelle battute finali, e altri in cui il ritmo è inferiore. Questo da un lato porta a non approfondire appieno alcuni aspetti della storia, dall’altro permette una lettura agevole e rapida, fluida e pulita, senza fronzoli eccessivi e per questo leggera e appassionante. Per quanto mi riguarda, gli aspetti privi di approfondimento vanno in secondo piano, perché la leggerezza raggiunta dalla narrazione grazie a questa scelta è talmente piacevole che il romanzo non può non lasciare dietro di sé un ricordo positivo. I personaggi sono numerosi e spalmati attraverso tre linee temporali. Nonostante ciò ognuno ha il proprio spazio narrativo e senza dilungarsi eccessivamente l’autore riesce a caratterizzarli tutti al punto da far stringere quel legame tra lettore e protagonisti necessario al coinvolgimento durante la lettura.
Lo stile di Forlani è del tutto originale, sfido chiunque a dire il contrario. L’uso dell’imperfetto per simulare i movimenti come nel cinema, parole desuete e costruzioni verbali atipiche sono gli elementi base dello stile dell’autore. Uno stile ricercato e maturato appieno, maneggiato con cura e senza scivoloni. Si nota l’estrema cura e la profonda conoscenza della lingua italiana dell’autore, e anche per un lettore a digiuno di narrativa di questo scrittore, entrare in sintonia con questo stile è sicuramente semplice e non forzato. Questo perché Forlani, oltre a possedere uno stile tutto suo, è capace di mettere a  suo agio il lettore, a fargli capire come è la scrittura a cui andrà incontro, e quindi a farlo entrare dentro la storia.
Chiudono il volume due racconti non dello stesso autore: "Lo scambiatore", di Marco Migliori, e "Suburbi@ Drive", di Dario Tonani. Il primo si fa ricordare per l’intreccio ben curato e l’idea di base intrigante, il secondo invece presenta una bella ambientazione e una buona costruzione dei dialoghi e dei rapporti tra i personaggi.

Voto: 8.5

Alessandro Forlani

sedicente scrittore, è nato negli anni '70 del XVII secolo, si è reincarnato nel XIX, nel XX e millenni a venire. Nerd, negromante, roleplayer e autore "difficile" di racconti fantastici. Di giorno si impaluda da docente universitario e ciacola di sceneggiatura, cinema e scrittura; di notte, che dovrebbe far l’artista, piuttosto guarda film, legge fumetti, ascolta musica barocca, gioca a soldatini e poi va a dormire. Perché crede che sia più sano scrivere in questo modo.

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